Ho conoscito molti anni fa Giorgio Napolitano, dirigente del PCI. Io molto giovane e integralista nella mia fede comunista, pensavo che la sostanza coincidesse con la forma e la stessa costituzione mi sembrava un fardello inutile. Tanti, in quell'epoca, che la pensavano così, sono andati fino in fondo e hanno preso le armi. Alcuni come me, che hanno incominciato ad ascoltare le ragioni degli altri, si sono fermati in tempo. E un libretto suggeritomi allora (era il 1978) proprio da Giorgio Napolitano fu dirimente per la mia formazione politica: “Il principio maggioritario” di Edoardo Ruffini. Da questo libretto, scritto in un altro momento storico drammatico (era il 1927), che vedeva l’Italia andare verso la definitiva esautorazione della democrazia parlamentare, è partita la mia ricerca personale sul superamento dell'integralismo comunista e ha trovato in Norberto Bobbio (in particolare Politica e cultura) colui il quale mi ha dato le risposte più importanti, anche nella polemica con Togliatti, ai temi della giustizia e della libertà. Quello che ho capito allora e non ho mai più dimenticato, è che il principio fondante di un sistema democratico è la separazione dei poteri. E se il Berlusconismo ha fatto un danno, forse irreparabile, nella legittimazione del conflitto d'interesse tra pubblico e privato, oggi il pericolo più grande per la società italiana è la deriva plebiscitaria propugnata da Di pietro e dalla sua banda dei disonesti. Il più grande partito della sinistra italiana non può non prendere le distanze definitivamente da questo nuovo integralismo fascio-comunista se vuole essere un punto di riferimento ideale di un cambiamento moderno, libertario e giusto della società italiana.
Alla presentazione del libro “L’inganno. Antimafia, Usi e soprusi dei professionisti del bene” di Alessandro Barbano
A Napoli nell’atmosfera del Teatro San Carlo, Alessandro Barbano parla del suo