Si parla della legge sulle intercettazioni come di un attentato alla libertà di stampa. Dei molteplici assalti alle libertà dei singoli cittadini, processati e condannati mediaticamente e magari assolti giudiziariamente, nessuno vuol parlare. Io sono tra questi.
Nel 2005 ero una cosiddetta manager di successo (femmina) in una terra troppo lontana da Silicon Valley, dopo anni di gavetta e nonostante un marito “politico”. Quando un magistrato in cerca, lui sì, di fortuna politica (Luigi De Magistris) incrocia casualmente la mia strada, pensa di avere trovato un filone d’oro: conflitto d’interessi di sinistra! E incomincia ad indagare sulle mie attività manageriali con un presupposto, mai provato, di utilizzo della funzione pubblica per fini privati: “ciascun dal proprio cuor l’altrui misura…”.
La vicenda è davvero kafkiana, gli argomenti dell’ordinanza giudiziaria del Pm paradossali: “i nominativi di persone coinvolte compaiono in diversi assetti di società spesso con ruoli apicali, talvolta uscendo da alcune per rientrare in altre di medesimo oggetto sociale… che sembrano costituire un collaudato sistema di scatole cinesi…”. Come dire: il direttore di un giornale che passa ad un’altra testata, posseduta da altri editori, ma nel medesimo ruolo, è intrinsecamente prova di un sistema di truffa!
Il Pm con bella prova di ignoranza insiste sul sofisticato sistema delle scatole cinesi, presentando addirittura una società di factoring (anticipo fatture) della BNL, IFI Italia, come posseduta, invece, da Finsiel (sic!). Sarebbe bastata una banale visura camerale (visto che non basta la buona sorte all’esame da magistrato) per scoprire un arcano presentato come verità giudiziaria!
Nonostante le palesi incongruità dell’iniziativa giudiziaria, l’indagine prosegue fino a diventare, nel giugno 2007, tristemente più famosa con il significativo brand di “Why not”, coinvolgendo tra gli indagati persino Romano Prodi. A questo punto l’orgia giornalistico mediatica diventa incontrollabile! Il lead è fortissimo: “perchè no ?” Senza la fanfara mediatica, quest’indagine sarebbe finita laddove meritava, ovvero nel cestino della carta straccia. Invece ogni giorno vengono pubblicati stralci di intercettazioni, poi ritenute inutili nella conclusione delle indagini,che creano però la suggestione: “eroico magistrato sgomina pericolosa cupola affaristica di colletti bianchi”.
Al centro delle indagini, non la condotta penale, ma la ricerca della giustificazione del teorema politico-giudiziario. Ecco fatto: tre puntate di Annozero, fiction sulle intercettazioni, con De Magistris superstar e Enza Bruno Bossio (la sottoscritta) con Mastella e Prodi, pericolosi attivisti di una presunta loggia massonica di San Marino! Poi l’apoteosi della bufala, giudiziaria e mediatica. In uno scambio di battute ironiche via e-mail, l’appuntamento con il segretario di Prodi, che curava l’organizzazione della Fabbrica del programma, viene definito scherzosamente come l’appuntamento con gli amici della Loggia di San Marino. Battuta magari infelice, ma non contestabile come condotta di reato, semplicemente perché quella Loggia non è mai esistita! Eppure apriti cielo: per mesi la stampa locale e nazionale ha commentato persino i simboli che dimostravano l’appartenenza alla setta!
Dopo tre perquisizioni, tra cui quella della procura di Salerno, interventi del CSM, lotta tra magistrati, e sopratutto l’elezione al Parlamento europeo di un Pm (sempre De Magistris!) nello stesso territorio dove esercitava le sue funzioni, il tribunale di Catanzaro propone una richiesta di rinvio a giudizio per ben 106 indagati. Finalmente dopo 5 anni posso chiedere il rito abbreviato e vengo assolta con formula piena, perché il fatto non sussiste.
Assolta giudiziariamente ma mediaticamente resto in carcere, perché adesso la mia vita “normale” non fa più notizia. Non solo una legge, ci vorrebbe una democrazia vera.
Enza Bruno Bossio