VITTIME: UN MINUTO DI SILENZIO

Vittime. Le persone, le famiglie, le attività che sono state investite da processi mediatici, poi giudiziari, e che sono risultate in tutto o in parte estranee alle accuse formulate. Risorse, imprese, carriere o reputazioni. Strizzate, spente, straziate, esposte. Imprenditori, politici, servitori dello Stato e semplici cittadini, o cittadine, finiti nel vortice del gossip sempre più privato, ma dedotto dal pubblico e in nome della virtù civile.

Berlusconi o no, Pm di Milano o no, le vittime ci sono, il campo pluridecennale di questo scontro politico è ingombro di macerie. E molti di loro non credono di poter riavere giustizia, sperano solo nell’oblio. I media sulla base dei comunicati delle procure stabiliscono un frame definitivo di buoni e cattivi. La riabilitazione (vocabolo che evoca atmosfere post-staliniane) è tardiva, ambigua e non proporzionata anche laddove preveda delle compensazioni pecuniarie. Fine pena mai.

Vi ricordate solo Craxi e il suo esilio ad Hammamet? Della stessa epoca è l’arresto di Francesco Caltagirone: accusato con il fratello Leonardo di tangenti a Severino Citaristi. Carcere, giornali e via. Fu assolto nel 2001. Di fronte alla richiesta di risarcimento alla Corte d’Appello il presidente scrisse: “Il pm che richiese e il gip che concesse l’arresto sarebbero potuti andare più cauti in materia di misure restrittive, il che induce a ritenere rilevante il danno morale (con le relative conseguenze sul piano personale, sociale e familiare)” per “la sua notorietà” e per l’”ampio risalto mediatico”. 5000 euri.

Angelone Rizzoli, 26 anni di odissea, “sei processi, sei assoluzioni. Malato di sclerosi multipla con tre ordini di cattura sul capo, spogliato di tutto – reputazione, affetti, aziende, patrimonio, passaporto – e privato della libertà per più di 13 mesi, tre in cella d’isolamento, neanche un giorno d’infermeria, né visite mediche, né cure specialistiche, sbattuto da un carcere all’altro”. Scagionato da poco. Non ha ancora avuto risarcimenti.

Vito Gamberale: arrestato nel ‘94 per una telefonata al socialista Donati, viene assolto e poi risarcito con 290 milioni di lire. “Offro questa assoluzione a mia figlia, alla mia famiglia, alla presidenza della Repubblica, a tutte le istituzioni, e al popolo italiano”, dichiarò allora il manager in lacrime dopo aver subito lunghi giorni di carcere e di arresti domiciliari. E poi Calogero Mannino, Rino Formica, tutti prosciolti dopo intere epoche storiche. In mezzo ci sono il sucidio di Gabriele Cagliari cui era stata promessa la scarcerazione, quello del socialista Moroni. Nell’immaginario collettivo, nei mattinali del Fatto: tutti protagonisti di Tangentopoli, non vittime.

Poi ci sono i “prescritti” che nell’immaginario dei giustizialisti diventano “proscritti”. Eh sì, perché se i giudici non sono in grado di provare per tempo, nonostante l’invocata presenza in aula, la colpevolezza, c’è sempre modo di “non assolvere” l’imputato. Colpa sua anche questa. Come nel caso di Andreotti, che grazie a questo meccanismo è ancora dato dai giustizialisti come referente della mafia. E  poi migliaia di sconosciuti, per noi tutti. Gli errori giudiziari catalogati dal sito www.errorigiudiziari.com appartengono a quegli anni. Se volete approfondire ci sono 409 casi.

Ma veniamo a tempi più recenti e spesso ancora on line, sempre tralasciando Berlusconi. Andiamo per blocchi. Vallettopoli e Woodcock. Da Giancarlo Perna sul Giornale: “Con l’assoluzione di Vittorio Emanuele di Savoia, il pm Henry John Woodcock raggiunge la quota di 210 innocenti accusati senza fondamento… la sua media è stata di 15 infelici cui ha tirato il collo ogni anno”.

Why Not:  l’inchiesta coinvolge Prodi, l’on. Sandro Gozi, Agazio Loiero presidente della Calabria, Clemente Mastella, più di 150 persone. L’implicazione di Mastella contribuisce alla caduta di Prodi. I casi vengono via via archiviati. Solo 34 persone vengono rinviate a giudizio e 26 sono assolte. Secondo il gup Mellace l’inchiesta Why Not è figlia dell’enorme “risalto mediatico che il procedimento ha avuto soprattutto nella fase delle indagini preliminari e che ha portato alla ribalta nazionale i suoi principali protagonisti divenuti nel frattempo veri e propri personaggi pubblici televisivi di grande notorietà”. Cioè De Magistris diventa deputato.

Pescara e regione Abruzzo: l’equilibrio politico viene rovesciato in due inchieste che riguardano il sindaco di Pescara e il presidente della Regione, entrambi costretti alle dimissioni. Si scopre poi, tra l’altro, che i carabinieri avevano già indagato proprio l’accusatore di Del Turco, l’imprenditore Angelini, considerando il presidente una minaccia per il potere dell’Angelini, considerato il re della sanità abruzzese. La sinistra anche davanti alle ingiustzie che la riguardano ha quasi sempre subito, rilanciando in termini di lotta interna. Senza capire, volendosi male.

Caso Romeo: decine di indagati coinvolti sui media, Rutelli, Bocchino, La Boccetta e Lusetti. L’assessore Nugnes si suicida in carcere, la Iervolino lo considera un atto di dignità  e definisce invece “sfrantummati” gli assessori indagati. Questi ultimi si fanno carcere e domiciliari. Poi Giuseppe Gambale, Ferdinando Di Mezza, Enrico Cardillo e Felice Laudadio vengono assolti. Che fanno oggi? Che pensano le loro famiglie? Romeo e Mautone sugli undici capi di imputazione sono stati condannati, in prima istanza, solo per il reato di corruzione per la assunzione di due disoccupati. Potremo continuare e continueremo, spero non per sempre.

Compagni, amici, liberali, se ne restano, di tutte le confessioni: è un massacro cui la legge della velocità dei media, l’uso spregiudicato di un sistema unilaterale di informazione finiscono per contribuire anche non volendo. Non girate la testa. Qui non c’è neppure la scusa abbattere il tiranno. Fate qualcosa, se questi sono uomini.

da: http://www.thefrontpage.it/

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