CARI COMPAGNI, PER IL NOSTRO BENE, FERMATEVI

Care compagne e cari compagni, per carità, per il nostro bene, fermatevi.
Il nostro avvenire, la libertà, i nostri diritti e quelli delle persone colpite dalla crisi e dall’ingiustizia sociale, non possono essere affidati alla legge e alla violenza dello Stato. Ai tribunali. Alla repressione. In passato ci è capitato, qualche volta, di pensarlo. Poi abbiamo capito che sbagliavamo. Non possiamo sperare nel carcere, nell’arresto dell’avversario più detestato, nei sistemi di intercettazione a tappeto, nella logica dei corpi separati e persino nell’intervento del Vaticano per ottenere ciò che non abbiamo ottenuto con il consenso.
Nel giustizialismo non c’è meno oscurità che nel comportamento arrogante della politica di potere. Rischiamo di trasformare il popolo della sinistra, dei democratici, in tricoteuses compiacute e senza idee, che se ne stanno lì davanti alla ghigliottina e assistono al Terrore rivoluzionario mediatico e alle controffensive della Vandea. Oppure in castigatori moralisti dei comportamenti privati e sessuali di chicchessia, fino ad invocare l’ingerenza della Chiesa sulla politica, e a scagliarci contro le donne poco castigate, contro i libertini, contro gli eccessi sessuali, o contro il peccato. Certo, cari compagni, nel nostro passato abbiamo qualcosa che non va. Vi ricordate quando pensavamo che la “celere” e le leggi speciali e le carceri e le proibizioni fossero il modo giusto per risolvere  il disagio sociale o la ribellione dei giovani? E mettere in salvo la linea del partito? Vogliamo liberarci di quel passato, oppure vogliamo riprodurlo tale e quale, ma senza avere più il partito, né la linea, e senza esserci accorti di quanto sono cambiate le cose?
Che vuol dire per noi essere di sinistra? Più o meno significa questo: indicare una missione e obbiettivi per la crescita dell’equità, della giustizia, della libertà. Giusto? Ma qualcuno ci dice: “D’accordo,  avete ragione, ma per ora c’è una emergenza più grande della giustizia sociale o della libertà. Questa emergenza è la lotta contro la corruzione e contro il malcostume”. Giusto, la corruzione va perseguita. Ma non è l’emergenza delle emergenze. E la corruzione va perseguita, ma non, come fu nel ’92-’94, decapitando una classe politica, o esercitando la pressione della carcerazione preventiva, a volte abusiva. E’ troppo lunga la lista di errori, di vittime, di interferenze nella vita politica dovute a processi mediatici o sbagliati. Dobbiamo difendere il sistema dei diritti dell’imputato la cui salvaguardia risale a prima della stessa Rivoluzione francese. E la corruzione va combattuta sì con le indagini, ma soprattutto con l’efficienza e la trasparenza delle funzioni pubbliche, come dicono i rapporti dell’Ocse sull’argomento: perchè una società in cui lo Stato non funziona finisce per avere bisogno di corrotti o servi per funzionare. L’esercizio della giustizia deve essere efficace, ma esemplare nel rispetto delle regole e nella sobrietà dei comportamenti, più di quanto non spetti agli imputati. Il braccio della legge deve esercitarsi senza ossessioni di protagonismo. I poteri di indagine non devono ridurre i cittadini, testimoni o sospettati, a numeri di telefono intercettabili e a condannati molto prima del giudizio, né a quei poteri debbono sommarsi considerazioni moralistiche, né va utilizzato in modo devastante il circuito mediatico come prima ed ultima sede  di sentenza. Non lo credevamo, ma oggi la sinistra rischia una involuzione autoritaria, rischia di abituarsi a pratiche liberticide. E per di più questa involuzione si realizza circondata da una sorta di consenso totalitario, che si somma alla paura del dissenso per meschine finalità politiche o elettorali. E’ una doppiezza che abbiamo allontanato da tempo, e che non renderà più credibili i propositi di riscatto sociale, non sanerà le divisioni, ma renderà la società meno libera e più ingiusta. Cari compagni, evitiamo di trasformare la sinistra in una nuova destra, pulita e reazionaria, bigotta e illiberale, antifemminista, moderata e populista. Siamo ancora in tempo. L’Italia ha bisogno della sinistra. Non ha bisogno di manette né di intellettuali o di politici che giocano a fare gli sbirri.

Piero Sansonetti
Fabrizio Rondolino
Ottaviano Del Turco
Claudio Velardi
Massimo Micucci
Enza Bruno Bossio

I firmatari dell’appello

Associazione 5 Novembre
Associazione L’Idea
Associazione “Néon. Per una Nuova Italia”
Nazzareno Agostini
Marco Ambrogio
Enrico Antonioni
Luciano Ardoino
Giuseppe Arno
Matteo Baldan
Franco Bandini
Fabio Barbetti
Roberto Enrico Barletta
Antonio Basile
Letizia Basili
Pio Basilico
Giorgio Bassati
Edgardo Bassi
Marco Bassi
Alessandro Bechini
Francesca Bellamore
Luca Benedetti
Gianni Bernini
Alessandro Bertinazzo
Roberto Bianchi
Maria Stella Biddau
Andrea Bonajuto
Bartolo Bonelli
Raffaele Boninfante
Ubaldo Bonuccelli
Pierfranco Borgotallo
Michele Borrelli
Celestina Brivio
Silvana Brogno
Antonio Bruno
Paolo Del Bufalo
Alessandro Del Seppia
Saverio Cacopardi
Nino Cambiè
Vincenzo Campo
Peppino Cancelliere
Gianluca Cannata
Pino Capalbo
Massimiliano Capo
Marina Carbone
Fabrizio Carmignani
Francesco Carnera
Sebastiano Catte
Silla Cellino
Francesco Cennerazzo
Giancarlo Cerzullo
Annalisa Chirico
Mimmo Chirico
Patrizia Ciabattari
Raffaella Ciardullo
Giuseppe Cilio
Frank Cimini
Maurizio Cionfrini
Umberto Ciotti
Emilio Cipparrone
Ventura Cipparrone
Maria Cipriano
Luciano Cividati
Paolo Codeluppi
Andrea Codispoti
Francesco Colistro
Rodolfo Conenna
Piero Conti
Stefano Coppola
Pietro Costantino
Damiano Covelli
Bobo Craxi
Simona Crea
Concetta Cristo
Anna Maria Cundari
Antonio Curcio
Dino Cutarelli
Anna Teresa D’Ambrosio
Giovanni D’Anna
Roberto D’Alessandro
Emilio De Albentiis
Giovanni De Caprio
Cristiano De Cesare
Maria De Cesari
Luigi De Cicco
Vincenzo De Costanzo
Giovanni De Dominicis
Aurora De Magistris
Luigi De Martin Pinter
Anna De Paola
Marco Del Freo
Tobia Desalvo
Vito Destito
Nedo Di Batte
Gabriele Di Bucchianico
Andrea Dusio
Ethos Edizioni
Flavia Esposito
Gilda Esposito
Giuseppe Alberto Falci
Mario Fallacara
Loredana Farina
Giovanni B. Ferrari
Stefano Ferrini
Angela Filice
Franco Formichella
Fernando Forner
Riccardo Galetti
Renato Galgano
Paolo Gallucci
Paolo Gargiulo
Flavia Gariglio
Anna Germoni
Concetta Gervasi
Lodovica Giorgi
Laura Grandinetti
Silvio Grandinetti
Carlo Grassi
Fabrizio Gritti
Luca Guglielminetti
Simone Guidi
Chiarina Guzzo
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Kuliscioff
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Pio Iannone
Luigi Iorio
Salvatore La Barbera
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Jessica Laino
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Manuel Mascaro
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Vittorio Mazzei
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Umberto Minopoli
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Andrea Monda
Roberto Montagnolo
Pasquale Motta
Fioravante Nannetti
Antonio Nardi
Luigi Nardullo
Andrea Natalini
Luciano Natalino
Riccardo Nencini
Giuseppe Nitto
Ferdinando Nociti
Marco Olivito
Marco Palillo
Giorgio Paltrinieri
Roberto Pardini
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Gianfranco Passalacqua
Maria Concetta Pedalino
Carlo Pedata
Gabriele Petrone
Lorenzo M. Pietrolucci
Ennio Pirocchi
Gabriella Piroli
Francesca Pisani
Beatrice Poggi
Gianluca Poerio
Giuseppe Poerio
Mario Poerio
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Gaetano Rizza
Sergio Rinetti
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Mauro Ramoni
Pasquale Rizzuti
Giuliano Romani
Bruno Roveda
Alberto Rossi
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Domenico Salvatore
Giuseppe Sangermano
Carlo Sapio
Sabatino Savaglio
Gaetano Scarcella
Marco Scarcelli
Anna Maria Scarpelli
Gianfranco Scavuzzo
Elisa Seghezza
Carmelo Sembianza
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Domenico Sica
Paolo Silvi
Maria Francesca Spezzano
Fabrizio Spinella
Cosimo Surace
Rocco Tanzilli
Massimo Tarsia
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Mario Umile D’Alessandro
Marco Valisano
Giorgio Vassallo
Piero Verni
Pasquale Vetere
Marco Vicini
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