Angela Azzaro è una giornalista di sinistra, abbastanza radicale. Scrive su Gli Altri, sta con la Fiom e non con Marchione per dirne una. Vorrebbe una sinistra di sinistra e non “sinistra” né sinistrata. Si è fatta le ossa con la Liberazione di Bertinotti e con Sansonetti. Ha creduto al post comunismo in senso libertario e liberal, alla non violenza, alla lotta di liberazione sessuale del femminismo. E’ quello che si capisce dai suoi articoli e dai suoi post su Facebook. Ma la rivista de sinistra alfabeta2 le censura un pezzo perché troppo filoberlusconiano. I suoi ex colleghi “fedeli alla linea” su Facebook la definiscono uno scarto. In un bel pezzo sul Foglio, Angela racconta di questa strana definizione e delle tante critiche che fioccano per le sue posizioni antimoraliste (sulla prostituzione) e garantiste, soprattutto per la carenza di antiberlusconismo DOCG. I giudici della “NormaSinistra”, come li definisce, sono anche enti certificatori dell’antiberlusconismo, che è la norma non transitoria n.1 della loro “costituzione materiale”; la inseguono magari nascosti dietro nickname, nelle presentazioni e ai party (rigorosamente casti) ove milita la sinistra capitolina. Dall’articolo del Foglio viene fuori un quadretto della sinistra per bene delizioso. L’antropologia del compagno nel giusto (un regista al buffet) che la deride o la insulta, ma alza la voce e si indigna se lei risponde per le rime. Ho idea che tra i danni (involontari?) del berlusconismo vero e presunto ci sia un peggioramento netto del Dna della sinistra mutante. Una vera e propria regressione antropologica. Come quelle famiglie sperdute nella campagna americana, che perso il lavoro, la speranza, cominciano a riprodursi tra loro e sfornano serial killer. Non aprite quella porta! I comunisti delle origini si occupavano sì di stigmatizzare l’incerto, il dubbioso, il dialogante. Che fosse socialdemocratico, estremista infantile o semplicemente riformista era relegato nella categoria del dissidente e doveva essere isolato, per emendarlo, criticarlo e rieducarlo. Tardivamente si accolse l’idea che potessero scontrarsi diverse idee, ma entro certi limiti, superati i quali c’era la scissione. Oppure la organizzazione in correnti dove presto tornava a prevalere, atomizzata, la lotta all’altro, ma per ragioni più pratiche. Anche se atrocemente divisi, paradossalmente il dissidente e il consenziente puntavano a convincere l’avversario, ad insinuare nel suo elettorato sottili e crescenti contraddizioni. Oggi no. La lotta al berlusconismo ha cancellato tutto ciò nel pragmatico Bersani e nel poetico Vendola, nel tattico D’Alema e nello pseudoecumenico Veltroni. Via Berlusconi senza se e senza ma, bando a ciò che gli somiglia: la tv commerciale, la gnocca, i consumi, Drive In. Chi si estranea dalla lotta è pagato, o è triste o è la vera ragione delle sconfitte della sinistra ieri, oggi e per omnia saecula saeculorum, amen. Per non dire dei newcomers, giudici in politica, questurini, giornalisti repubblichini, intellettuali imbolsiti vecchi e nuovi: quelli incitano al linciaggio. Tutti come Travaglio all’insegna del nemico interno che è peggio di quello esterno. Ogni dubbio puzza di intelligenza con il nemico. Taci il nemico ti ascolta. La compagna che sbaglia, la Azzaro non manca nelle sue esternazioni di auto-ironia e appare su Facebook con una parrucca viola. Loro invece hanno icone variegate e altisonanti: Garibaldi, Saviano, la Costituzione, Napolitano, a seconda delle convenienze. Non è che li disegniamo così: è che sono diventati più cattivi. Vogliono vincere non convincere, schizzano veleno nei post, indignazione contro gli adulteri e gli adulterati. Vedono la pagliuzza e non la trave. E vogliono disegnare il bersaglio sulla schiena di quelle/i che si definiscono compagni/e come Angela Azzaro o Piero Sansonetti perché ripescando libertà di pensiero e spirito contestario dal loro rimosso di ex rivoluzionari in pantofole rischiano di metterli in mutande. Persino nei cocktail delle terrazze parioline non tollerano alter ego dissidenti
Festival del Leggere e scrivere
Oggi alle 12 al Festival del Leggere e scrivere a Vibo Valentia