Vi ricordate dell’inchiesta “Why not”, quella che cambiò la storia politica di questi ultimi anni provocando, tra l’altro, la caduta di un governo ? Beh, di quell’enorme castello accusatorio è rimasto ben poco, falcidiato da assoluzioni e condanne irrisorie.
L’ennesima conferma è arrivata dalla sentenza di assoluzione anche in appello per Enza Bruno Bossio, “assolta per non aver commesso il fatto”.
Le sentenze, quelle vere, quelle del e nel processo, hanno sostanzialmente demolito l’impianto accusatorio dell’allora PM De Magistris, che comunque se ne duole poco, visto che grazie al clamore mediatico di queste è assunto agli onori della politica facendosi eleggere prima deputato europeo e poi sindaco di Napoli.
Nel frattempo la giustizia ha fatto il suo corso, restituendo ad Enza Bruno Bossio l’onore che 6 anni, prevalentemente di processo mediatico, le avevano tolto.
Sono stati anni duri, è la stessa manager calabrese impegnata nella Direzione nazionale del PD, a ricordarcelo quando ci dice. “sono uscita da un incubo”. Un incubo che le è costato anche il suo lavoro, la sua carriera, che è pesato sulla sua famiglia, sui suoi figli.
Sono stati anni in cui veniva additata come il centro di un sistema di potere criminale, la si indicava come componente di fantasiose logge massoniche. Tutte cose inesistenti. E lei lì, ad urlare la sua innocenza, senza mai sottrarsi al processo. Quel processo che oggi le dà, definitivamente ragione.
Ma quegli anni duri, il dolore provocatole da quell’incubo, chi glielo restituirà ?
