L’allagamento dell’area archeologica di Sibari poteva essere evitato.
Si potrebbe configurare una vera e propria responsabilità dolosa nei confronti di chi avrebbe dovuto prevenire il rischio e non lo ha fatto.
Nel dicembre del 2010, infatti, è stato stipulato un Accordo di Programma Quadro tra Stato e Regione per la programmazione ed il finanziamento di interventi urgenti e prioritari finalizzati alla mitigazione del rischio idrogeologico in Calabria.
Sono stati previsti investimenti pari a 220 milioni di euro. Due anni fa è stato addirittura nominato un Commissario dal Ministro dell’Ambiente del Governo Berlusconi d’intesa con il Presidente Scopelliti a cui è stata affidata la responsabilità di assicurare tempestività ed urgenza nell’attuazione.
Ma, allo stato, si registrano gravi ritardi.
Tra gli interventi non ancora attuati risulta quello che prevede l’investimento di 4 milioni di euro per la sistemazione idraulica del fiume Crati nei territori di Corigliano Calabro e Cassano Ionio.
Se in questi due anni fossero stati rispettati i tempi e se, sulla base della classificazione del rischio, si fosse intervenuti per il consolidamento degli argini del fiume si sarebbe potuta evitare l’esondazione del Crati nell’area interessata agli scavi.
La responsabilità dolosa è riscontrabile nella prova di un ritardo complessivo nell’attuazione dell’intero programma. Infatti non è solo quello sul Crati l’intervento che registra ritardi ma dei 179 interventi che l’APQ prevede solo per uno o due di essi sono stati appaltati i lavori.
L’ufficio del Commissario invece che coordinare e garantire celerità nella realizzazione di opere ritenute urgenti per la mitigazione del rischio, ha impegnato il tempo di questi due anni per produrre sprechi di risorse in consulenze e contratti. Clamorosa è la convenzione stipulata con Invitalia per un costo di quasi 5 milioni di euro che vengono sottratti alla realizzazione delle opere. Quale ruolo dovrebbe avere Invitalia nell’attuazione di un programma finalizzato ad opere di difesa del suolo? Sembra che tutto l’interesse sia stato rivolto non alla realizzazione delle opere ma soltanto all’appannaggio di rimborsi e parcelle di progettazione.
L’ufficio del Commissario ha esautorato gli Enti Locali e per questo specifico intervento pare abbia disposto atti amministrativi ufficiali per sottrarre all’Amministrazione Provinciale di Cosenza la funzione di soggetto attuatore.
Oltre al fatto che lo Stato e la Regione debbano provvedere a misure organiche e strutturali per una valorizzazione del sito di Sibari come risorsa strategica culturale di interesse internazionale, è necessario quindi che in via del tutto emergenziale intervenga tempestivamente il Ministro dell’Ambiente, in quanto titolare della competenza in relazione a questo specifico Accordo di Programma, per fronteggiare i danni registrati a Sibari e provvedere al ripristino ed alla messa in sicurezza dell’area.
Il Ministero dell’ambiente dovrà attivare la spesa degli investimenti previsti per la sistemazione del fiume Crati e potrà ricorrere, se necessario, anche ad una rimodulazione del programma che contempli contestualmente la rimozione del Commissario stesso, anche per ridare agli enti locali interessati (Comuni e Provincia) la effettiva titolarità della funzione di soggetti attuatori.
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