di DAVIDE VARÌ* – Il giallo dell’elezione di Piero Grasso alla presidenza del Senato si “tinge” di calabrese. Da una parte c’è un presunto dissidente, Francesco Molinari (cosentino di nascita e grillino della prima ora) che proprio non ci sta a passare per traditore solo per aver votato il candidato del Pd.
Dall’altra parte c’è un’altra cosentina, stavolta del Pd: Enza Bruno Bossio che invita i parlamentari del Movimento 5 Stelle a tirare fuori le mani dalle tasche. Un riferimento alla massima di don Milani e all’ossessione “purista” dei grillini: «A che serve tenere le mani pulite se si tengono in tasca?», ha dichiarato via twitter la Bossio. Insomma, la politica nazionale, almeno per un giorno, parla calabrese.
Ma passiamo ai fatti di giornata. Il povero Molinari era finito sulla graticola per aver votato al Senato, pare, Piero Grasso quando l’ordine di scuderia, a quanto sembra, era quello di tenersi fuori dai giochi nella sfida al Senato tra l’ex Pm e Renato Schifani. «Meno reazioni isteriche e più fiducia», ha immediatamente dichiarato Molinari dopo l’accusa di alto tradimento e le battutacce inviperite che sono arrivate sul blog del Movimento. «Leggo il post sul blog di Grillo sul voto al Senato. Mi sento di dirgli di stare sereno, non c’è nessun traditore. Il M5S al Senato è unito: nessuna alleanza nessuna fiducia. Solo un consiglio a chi ha scritto il post. Studiare le differenze fra Cariche Istituzionali e Ruoli politici non farebbe male».
Il fatto è che l’elezione di Piero Grasso ha una valenza politica tutt’altro che irrilevante, soprattutto per la delicatissima partita che si sta giocando in queste ore. Terrorizzati dall’idea del contagio con la casta brutta, sporca e cattiva, i grillini, almeno fino a qualche giorno fa, hanno escluso qualsiasi possibilità di compromesso, di trattativa col Pd.
Ma il segretario Pierluigi Bersani è stato abile e al Senato ha piazzato un candidato – Pietro Grasso per l’appunto – che ha aperto un varco, una breccia nel muro anti-inciucio eretto dai grillini.
Ma Molinari proprio non ci sta a passare per traditore e attraverso facebook ha più volte chiarito la propria posizione: «Che sia chiaro – ha fatto sapere – non daremo nessuna fiducia e non faremo accordi con nessuno. Questo si è votato in assemblea e su cui si è ottenuto il consenso e cadere nella trappola mediatica della caccia alle streghe è solo fare il gioco di chi vuole vedere diviso il M5S. Calma e siate fiduciosi». E ancora: «Come si è deciso con l’accordo di tutti l’unico a poter parlare a nome del gruppo e su temi nazionali è il Nostro portavoce-capogruppo. Quella è la linea del gruppo. Vedetevi le dichiarazioni di Crimi su FB o su Yl’. Ogni altra dichiarazione è fatta da chi vuole far apparire il M5S diviso .. o peggio vuole lasciare vigliaccamente da soli compagni di battaglia .. o pensa ad altro. Io non lascio miei compagni da soli MAI!».
Insomma, la temperatura si scalda eccome ed è singolare, come dicevamo, che sia stata un’altra calabrese, Enza Bruno Bossio del Pd, la prima a lanciare un messaggio ai grillini scettici e integralisti: «E se invece vinceva Schifani grazie al loro non voto erano bravi? Togli le mani dalla tasca e sporcale». Ma al di là della polemica, la cosa curiosa è che i protagonisti di questa vicenda politica nazionale siano due calabresi. Un evento in assoluta controtendenza rispetto alle ultime legislature che si sono contraddistinte per il silenzio imbarazzante da parte dei nostri rappresentati.
*giornalista di Calabria Ora
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