Il mio intervento nella Direzione di oggi 4 giugno 2013.
Ho condiviso l’intervento di Epifani quando ci ha ricordato delle emergenze del Paese, del bisogno di immettere liquidità nelle tasche delle famiglie considerato che il 50% di queste è praticamente alla fame, e alle imprese che chiudono una dopo l’altra.
Oggi parliamo di riforme istituzionali, ma sinceramente non sono affascinata dalla querelle del si o del no al semipresidenzialismo.
Credo che oggi abbiamo altre emergenze anche sul tema istituzionale, prima fra tutte quella della legge elettorale.
Io penso che ridare ai cittadini il diritto di scelta dei parlamentari sia la prima delle emergenze.
Ma non solo questo: occorre pervenire in fretta ad una riforma del Titolo V della Costituzione per evitare duplicazioni dei diversi livelli di decisione istituzionale, dare ai comuni gli strumenti per rispondere ai diritti dei cittadini come primo fronte verso i bisogni sociali immediati.
Per tutti questi motivi avrei voluto le norme di salvaguardia per evitare davvero il rischio di tornare a votare con il porcellum.
E non si può affermare che ciò non era possibile: mi chiedo come possa essere possibile fare riforme costituzionali come quelle di cui si discute se non riusciamo neppure ad approvare nemmeno una norma minima di salvaguardia per la legge elettorale.
Infine sul congresso io credo che la nostra prossima assise debba avere davvero un carattere fondativo.
Mi auguro che riusciremo a farlo anche se non credo che la premessa di questa segreteria sia quella che si può definire un buon viatico in questo senso. Essa mi appare piuttosto il frutto di una lottizzazione tra correnti nemmeno certificate democraticamente dai congressi.
Ranieri parlava dei pacchetti di tessere con riferimento soprattutto alla situazione del PD meridionale. Vorrei sommessamente dirgli che nel mezzogiorno il tema è un altro, visto che al sud non c’è più il partito organizzato.
Io credo che se si continua su questa logica non andremo da nessuna parte. Abbiamo invece bisogno di volare alto, di fare in modo che il congresso sia un momento collettivo di allargamento dell’area attuale di influenza del PD, come sono state le primarie.
Le ultime elezioni, sia pure nel complesso positive per il PD, ci hanno consegnato un dato di forte astensionismo, con sindaci che vincono con il 25% effettivo dei voti.
Non credo che possiamo permetterci una democrazia che non si ponga il problema dell’allargamento delle sue basi. Non credo che questo sia qualcosa che possa permettersi in particolare il PD che invece deve fare ogni sforzo per allargare la sua base di consenso.
Solo se riusciremo a fare questo consegneremo alla società italiana la grande forza riformista e di cambiamento di cui ha davvero bisogno.
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