Ho partecipato con grande entusiasmo in questi giorni al Congresso del Partito Socialista Europeo a Roma.
L’adesione del PD alla grande famiglia dei socialisti europei è il compimento naturale di un percorso cominciato sin dalla sua fondazione nel 2007.
Bene ha fatto Renzi a proporre alla nostra direzione di giovedì scorso il definitivo scioglimento di un nodo che era rimasto da troppo tempo sospeso.
Il PD non può che stare nella grande famiglia dei socialisti e dei progressisti europei, il campo unitario dei riformismi che oggi si oppone all’avanzare dei populismi che rischiano di mettere in discussione i fondamenti stessi del processo di unificazione europea.
Ma l’unificazione europea sarà possibile, ed è questo a mio parere il risultato più importante delle giornate di Roma, se si metterà fine alle politiche cieche di austerità che non solo non risolvono la crisi ma la alimentano.
Oggi l’Europa ha bisogno di essere unita soprattutto nel dare risposte comuni alla disoccupazione e per costruire un quadro comune di diritti, primo fra tutti quello al salario e al reddito minimo.
Sarà questo il programma comune dei socialisti e progressisti del continente per le prossime elezioni europee: costruire finalmente l’Europa dei popoli e della speranza al posto di quella della finanza e del rigore.
25 Novembre: No alla violenza sulle donne
Sono circa 19.600 le donne che hanno affrontato nel 2021 il percorso