Intervento a Cetraro al Premio Losardo
Essere qui stasera a Cetraro per il Premio Losardo rappresenta per me un importante momento di impegno istituzionale ma anche la sollecitazione di una forte emozione personale.
La morte di Giannino Losardo infatti fu una delle esperienze umane e politiche più forte della mia vita. Quella notte, quando insieme ad altri dirigenti del PCI accorremmo in ospedale mentre Giannino ancora lottava tra la vita e la morte, capimmo che ci aspettava combattere una inedita e straordinaria battaglia per contrastare le organizzazioni mafiose che miravano ad estendere il loro controllo sui territori calabresi. Infatti egli cadde per aver resistito al tentativo della mafia locale di imporre il proprio dominio a Cetraro, sul suo porto e sul litorale tirrenico.
Il Premio, il Laboratorio e tutto quanto è nato qui a Cetraro nel suo nome rappresenta la migliore risposta alle angosciose domande che noi, allora appena ragazzi, ci ponemmo quella tragica notte.
Furono quelli anni terribili in Calabria, e l’obiettivo dei poteri criminali era il PCI i suoi dirigenti: un anno dopo cadde a Rosarno Peppino Valarioti.
Si seppe reagire con decisione e fermezza, e la reazione cominciò proprio qui da Cetraro, con quella grande manifestazione che vide protagonisti Enrico Berlinguer e Pio La Torre che cadrà appena due anni dopo nella sua Sicilia.
Possiamo dire che furono quei sacrifici e quella reazione, con le iniziative politiche, istituzionali e legislative che ne seguirono a costituire la premessa per il salto di qualità che da allora in poi abbiamo conosciuto nella lotta alla mafia ed alla ‘ndrangheta.
Oggi, tra gli altri, premiamo il Direttore della DIA Arturo De Felice che di questo salto di qualità nel lavoro di repressione e contrasto alla criminalità organizzata rappresenta l’esempio più importante e significativo.
Ovviamente tanto resta ancora da fare.
Molto deve fare soprattutto la politica che in questo periodo soffre di una forte crisi di credibilità.
Eppure, come è avvenuto a Rizziconi con l’arresto della ‘ndrina che aveva fatto sciogliere il Consiglio Comunale per far cadere un Sindaco coraggioso che si opponeva ai suoi disegni, o come è avvenuto a Limbadi dove come Commissione Antimafia siamo andati per dire con forza che la ndrangheta deve restare fuori dal comune, io credo che possa esistere ed affermarsi una politica capace di dare fiducia e speranza ai cittadini.
Una politica che persegua con coerenza, lo dico da convinta garantista, l’etica della responsabilità, che è l’unico modo per inverare oggi la questione morale di Enrico Berlinguer.
Alla presentazione del libro “L’inganno. Antimafia, Usi e soprusi dei professionisti del bene” di Alessandro Barbano
A Napoli nell’atmosfera del Teatro San Carlo, Alessandro Barbano parla del suo