Intervento nella riunione del gruppo del PD alla Camera

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Voglio innanzitutto ringraziare i componenti della Commissione lavoro per il lavoro svolto.
Dico questo, tuttavia, ribadendo quanto ho sempre sostenuto in questi mesi: del Jobs Acts non si sentiva la necessità e neppure di riaprire la discussione sull’art. 18 che, lo ricordo, era già stato modificato appena due anni fa.
Il tema vero rimane quello della crescita: prima la crescita e poi le regole, perché le regole, in sé, non generano opportunità di lavoro.
Di questo non colgo la necessaria consapevolezza nel nostro dibattito.
Il nuovo mercato del lavoro, a mio parere, avrebbe bisogno di normative ma soprattutto di quelle che sostengano il precariato.
Penso ad esempio, all’emergenza di come evitare la fuoriuscita della mobilità in deroga di migliaia di lavoratori prima che si siano avviate politiche attive del lavoro (decreto 1 agosto n. 83473).
Le regole, insomma, devono servire a redistribuire meglio la ricchezza soprattutto quando è poca.
Si sentiva e si sente la necessità di una riforma che punti decisamente verso la universalizzazione degli ammortizzatori sociali.
Oggi questi strumenti sono sostanzialmente inutili e a poco serve discutere se ad essi dobbiamo destinare 500mila euro in più o in meno ma come, riorganizzandoli, riusciamo ad affermare il tema della universalizzazione del sostegno al reddito, ovvero del reddito minimo.
Non possiamo più eludere, lo dico con grande chiarezza, la necessità di fare come hanno fatto già da tempo i nostri partner europei (in questi giorni anche la Grecia, siamo rimasti soli in Europa a non avere un simile strumento !!!), introducendo forme di reddito minimo garantito.
Su questo dobbiamo essere in grado di condurre una battaglia politica, lo dico al mio partito, sia alla maggioranza che alla minoranza.
Anzi proprio alla minoranza e in particolare alla mia area, Area riformista, voglio dire con chiarezza: non condivido singoli emendamenti presentati a nome di una cosiddetta minoranza autoreferenziale che alla fine, nella migliore delle ipotesi partorisce solo dei topolini
Io immagino un ruolo di opposizione a Renzi con lo spirito critico e come portatori di una visione innovatrice politica, che si confronta anche nelle aule parlamentari, all’interno delle regole istituzionali, senza strumentalizzare, per amore di visibilità, temi che riguardano il futuro di milioni di persone.
Dico ciò chiarendo che non condivido il modo con il quale Renzi si rapporta ai sindacati,
ma non condivido nemmeno le strumentalizzazioni della Cgil e della FIOM.
Entrambi fanno politica invece di affrontare le questioni di merito.
In Calabria, poi, la CGIL ha assunto una posizione massimalista da fare invidia agli stessi centri sociali.
Fa riflettere che a proclamare l’occupazione delle sedi del PD in nome di un ideologico “antirenzismo” sia proprio la CGIL, una posizione irresponsabile che mette a rischio lo stesso sistema democratico.
Se oggi Renzi a Cosenza dovrà parlare al chiuso e non in piazza per la campagna elettorale è dovuto anche alla posizione della Cgil che, nei giorni scorsi ha persino rifiutato di incontrare il candidato presidente del PD e del centrosinistra Mario Oliverio.
Per questo motivo non sono d’accordo con la proposta di Gianni Cuperlo che chiede di lasciare libertà di coscienza nel voto.
Così diventa solo un modo per additare come traditori coloro che, senza rinunciare alle proprie battaglie, scelgono di rispettare il lavoro di chi in commissione ha fatto il massimo sforzo per raggiungere un onorevole compromesso su un tema,ripeto, di cui non si sentiva la mancanza

RASSEGNA STAMPA
La Repubblica del 22 novembre 2014

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