Huffington Post del 15 gennaio 2015
La discussione sul riconoscimento dello Stato palestinese si farà. Nessun rinvio per motivi di “inopportunità” del momento storico, come chiedevano alcuni parlamentari soprattutto del centrodestra, ma anche del Partito democratico.
La questione israelo-palestinese resta nel calendario di Montecitorio di venerdì. Sarà solo un inizio, il timido avvio di un dibattito che in altri paesi – dalla Gran Bretagna alla Francia – ha già prodotto dei voti parlamentari sul riconoscimento della Palestina. All’ordine del giorno ci sono tre mozioni: quella presenta da Sel (ne parla Arturo Scotto in questo blog per Huffpost), che tra i firmatari vede anche alcuni deputati del Pd; quella dei Cinque Stelle con Gianluca Rizzo e quella presentata da Pia Locatelli (Gruppo misto).
Per ora non c’è nessuna mozione “ufficiale” firmata Pd, un vuoto che – assicura Enzo Amendola, capogruppo Pd in Commissione Esteri – verrà colmato al momento opportuno con un documento targato Dem. “Il Partito democratico – dice Amendola all’HuffPost – è storicamente la forza politica che più di tutte le altre vuole lavorare per la riapertura dei negoziati, sostenendo il principio dei due popoli e due stati. Dopo la guerra di Gaza di questa estate il momento è chiaramente molto complesso. Per questo qualche settimana fa siamo andati sul posto a parlare con gli interlocutori”.
La maggioranza Pd è critica nei confronti di Sel per il modo in cui il partito guidato da Nichi Vendola sta mettendo sul tavolo il dibattito. “Il Pd non è interessato alla discussione soltanto di principio, su quello ci sono posizioni storiche consolidate. La polemica interna tra le forze politiche – ribadisce il capogruppo Pd in Commissione Esteri – non ci riguarda. E i toni di Sel vanno proprio in quella direzione”.
La priorità del governo, così come quella della maggioranza Pd, è quella di trovare lo spazio per “incidere nella riapertura dei negoziati”. Un ruolo che, sostiene Amendola, l’Italia ha tutte le carte in regola per giocare. La posizione di governo e maggioranza Pd è dunque più sfumata rispetto all’istanza di riconoscimento dello Stato palestinese tout court contenuta, ad esempio, nella mozione di Sel. L’idea è di prevedere il riconoscimento dello Stato di Palestina, ma a condizione che avvenga al momento opportuno e consenta di portare positivamente a compimento il negoziato israelo-palestinese, secondo la posizione di due stati che vivono in pace e sicurezza l’uno accanto all’altro.
Cautela ed equilibrio, in sostanza, sono le parole d’ordine sia nel governo che all’interno del partito. “L’equilibrio mostrato dalla posizione del governo italiano, con le dichiarazioni del ministro Paolo Gentiloni, non può passare per timidezza diplomatica”, precisa Amendola. “Il riconoscimento dello Stato di Palestina fuori da un forcing concreto per la riapertura del negoziato può rivelarsi solo una petizione di principio senza ricadute effettive”. Un concetto non molto distante da quello espresso dall’ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon, che in un’intervista all’HuffPost ha sottolineato i rischi insiti nel dare ai palestinesi un riconoscimento solo “sulla carta”, che poi però sul terreno risulta “impraticabile” per lo stallo dei negoziati.
“Nessuno mette in discussione il diritto dei palestinesi, e non a caso l’Italia votò già a favore del riconoscimento dello status di osservatore per la Palestina in sede Onu”, ragiona ancora Amendola. “A noi compete mantenere un ruolo di spinta verso la definizione del tavolo negoziale, sapendo che «il popolo palestinese ha il diritto di avere finalmente una patria, Israele ha non solo il diritto ma il dovere di esistere», come ha dichiarato il presidente del Consiglio Matteo Renzi all’Onu”.
Per questo il Pd punta a sostenere un “dibattito parlamentare dove il riconoscimento del diritto a creare uno Stato sia legato ad una strategia condivisa con partner e alleati dentro e fuori la regione, per concludere positivamente una fase del conflitto arabo-israeliano”. Nella speranza che il dibattito italiano sia “all’altezza” di sostenere il ruolo svolto in Europa da Federica Mogherini.
Nel partito, però, c’è chi vorrebbe una posizione più netta, meno ‘politichese’ e più incisività. Tra questi c’è la deputata Pd Enza Bruno Bossio, tra i firmatari della mozione Sel insieme a Migliore e Misiani. “Quando il Pd farà la sua risoluzione, sono pronta a firmarla, a patto che contenga il riconoscimento dello Stato di Palestina. Credo che senza il riconoscimento non sia possibile la riapertura dei negoziati; capovolgere il discorso non mi sembra assolutamente corretto”, spiega. “Non sono d’accordo neanche con chi dice che questo non è il momento giusto per discuterne”, aggiunge. “Penso che sia sempre il momento giusto. Lo sarebbe stato ancora di più durante i bombardamenti a Gaza, lo è oggi alla luce dell’iniziativa del Parlamento europeo. Penso che per avere la pace in quella terra, dove sono stata e ho visto con i miei occhi l’apartheid che vige in alcune città palestinesi”.
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