Garantire la cittadinanza delle persone affette da sordità
L’handicap causato dalla sordità, incidendo sulla comunicazione, si ripercuote su tutte le attività sociali di un individuo. Il problematico accesso alle fonti normative e le molteplici barriere comunicative hanno prodotto il fenomeno della difficile individuazione ed esigibilità delle tutele approntate dal legislatore in favore delle persone sorde e dei loro familiari e, conseguentemente, una limitata fruizione delle prerogative e dei benefici statuiti dal diritto.
Ieri mattina il gazebo dell’Ente Nazionale Sordi, posto di fronte Montecitorio, mi ha offerto l’occasione, assieme ai colleghi parlamentari Censore e Lo Moro, di contribuire al sostegno della battaglia sul riconoscimento del linguaggio dei segni (LIS) alla stregua di lingua di una vera e propria minoranza. Se la LIS divenisse la lingua ufficiale delle persone sorde, lo Stato dovrebbe finalmente attivarsi per renderne effettivo l’uso negli uffici pubblici, nelle scuole e nelle università.
Un orientamento, questo, già recepito in sede ONU ed UE e che vede l’Italia in netto ritardo rispetto a ben 44 Paesi in tutto il mondo.
Consentire alle persone di scegliere il metodo di comunicazione loro più congeniale riconosce a queste pari dignità e pari opportunità di accesso all’utilizzo. La LIS. pertanto. diviene mezzo di inclusione sociale e non -come alcuni hanno avuto modo di sostenere – simbolo di ghettizzazione.
Il riconoscimento della LIS garantirebbe libertà promuovendo l’integrazione tra sordi ed udenti: il libero accesso alla cultura, all’informazione, alla comunicazione, all’istruzione ed ai servizi significherebbe L’abbattimento dell’ultimo muro rimasto innalzato contro la dignità delle persone non udenti: il silenzio delle Istituzioni.
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Sono circa 19.600 le donne che hanno affrontato nel 2021 il percorso