Un articolo su l’Espresso sulla situazione dei detenuti per terrorismo nel carcere di Rossano

L'Espresso
Carcere di Rossano, la “Guantanamo” italiana. Qui sono reclusi i condannati per terrorismo.
Gli unici dieci reclusi per terrorismo internazionale di matrice religiosa in Italia sono nella struttura calabrese. “Vivono in buone condizioni, meglio del resto del carcere” spiega un deputato
03 marzo 2015

Supersorvegliati, ma tutto sommato trattati meglio degli altri reclusi. Oggi i dieci condannati per terrorismo internazionale presenti in Italia si trovano tutti nel carcere di Rossano, in provincia di Cosenza: una struttura moderna, formata da tanti edifici cubici di cemento. I reclusi legati al jihad sono rinchiusi in una sezione speciale chiamata “Alta sicurezza 2”.
Fino al 2012 i detenuti condannati per rapporti con le cellule di al Qaeda erano 80 divisi fra Benevento, Asti, Macomer e l’istituto calabrese, dove poi sono stati concentrati quelli rimasti. Lì nel luglio del 2010 alcuni di loro avevano denunciato di essere stati privati «del cibo, dell’ora d’aria, della doccia e della preghiera», come «ritorsione per una pacifica protesta mirata ad ottenere gli stessi benefici degli altri detenuti», scrissero gli avvocati in una lettera. «Io ho trovato la sezione degli islamisti in buone condizioni», rassicura però oggi Vincenza Bruno Bossio, deputata del Pd: «Anzi, migliori delle altre. I reclusi mi hanno riferito solo gli ostacoli ricorrenti in isolamento: soprattutto ritardi nella posta e nei colloqui. Ma hanno detto di non avere problemi col cibo e di avere diritto alla preghiera, adesso». Ha parlato con tutti? «Quasi. Uno di loro, il “capo”, l’uomo più carismatico, ha rifiutato di incontrarmi», racconta la deputata calabrese.
Ben diversa la situazione che l’onorevole Bossio ha scoperto la scorsa estate nel resto della prigione: trattamenti inumani e degradanti, «celle vuote, senza letti, né sgabelli, né tv», i pavimenti «ricoperti di vomito ed escrementi», i detenuti che «riferivano di essere stati picchiati», e giacevano per terra «con addosso soltanto gli slip». «Non mi sarei mai aspettata quello che mi sono trovata davanti», racconta. «Gli agenti hanno cercato di ostacolarmi. Ma alla fine sono riuscita ad entrare almeno in uno dei reparti di isolamento». Dopo il suo blitz, a Rossano è arrivata un’ispezione dell’amministrazione penitenziaria e sono stati introdotti miglioramenti nella gestione delle celle.

Link: http://espresso.repubblica.it/inchieste/2015/02/27/news/guantanamo-calabrese-1.201480

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