Scuola, via libera al “super-preside”. Scontro alla Camera, Fassina: “Giannini si dimetta”
Minoranza dem all’attacco, ma l’Aula boccia emendamenti e approva il contestato articolo 9 sul ruolo potenziato dei dirigenti. Sì a modifica M5S contro “parentopoli”
ROMA – In Aula alla Camera continua la discussione e votazione del ddl sulla “buona scuola”. A tenere banco, nella giornata di oggi, l’articolo 9 del disegno di legge “Buona scuola”, che attribuisce ai presidi il potere della “chiamata diretta” degli insegnanti. Articolo che, in serata, è stato approvato con 214 voti a favore, 100 contrari e 11 astenuti. Il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini ha espresso soddisfazione su Twitter.
Cosa prevede l’articolo 9. ll nuovo art. 9 del ddl, assai modificato rispetto al testo originario del governo, attribuisce ai dirigenti scolastici il potere di conferire ai docenti della scuola l’incarico triennale, che è rinnovabile. L’articolo afferma che l’incarico al professore è affidato così da “valorizzare il curriculum, le esperienze e le competenze professionali”. Il preside può effettuare anche colloqui per poter scegliere i professori. Inoltre l’Ufficio scolastico regionale provvede alle assegnazioni dei docenti che non abbiano ricevuto o accettato proposte e, comunque, in caso di inerzia dei dirigenti scolastici.
L’emendamento M5s “antiparentopoli”. Un emendamento del Pd approvato per favorire la trasparenza introduce l’obbligo di mettere on line sul sito della scuola il curriculum dei professori. Accolto anche l’emendamento del M5s, che stabilisce che non ci può essere parentela tra preside e professore della scuola. Il preside utilizzerà ancora i docenti dell’organico dell’autonomia per la copertura delle supplenze fino a 10 giorni. Inoltre egli può individuare nell’ambito dell’organico dell’autonomia fino al 10% di docenti (anziché fino a 3 docenti, come previsto dal ddl), che lo coadiuvano. Infine il preside può ridurre il numero di alunni e di studenti per classe rispetto a quanto previsto dalla riforma Gelmini, “allo scopo di migliorare la qualità didattica”.
Contestazioni in Aula. Proprio sull’articolo 9 il dibattito si è acceso e dai banchi dell’opposizione (Arturo Scotto di Sel) e della minoranza dem (Stefano Fassina) sono state chieste le dimissioni del ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini: “Lasci il suo incarico per ricostruire un clima più positivo nel mondo della scuola” ha detto Fassina illustrando un emendamento della minoranza Pd. A dare voce all’offensiva della minoranza dem anche Alfredo D’Attorre: “Questa riforma è il programma con cui ci siamo presentati alle elezioni: no, è un’altra cosa” ha detto nel suo intervento in Aula, citando la Carta d’intenti centrosinistra per le elezioni del 2013.
L’Aula ha respinto i due emendamenti della minoranza dem votati: il primo a firma Fassina, volto a sopprimere il potere di chiamata dei presidi; il secondo a firma Bruno Bossio e firmato dai deputati riconducibili ad Area Riformista sui criteri in base ai quali i dirigenti scolastici procedono alla chiamata dei docenti. Respinti – in apertura di seduta – gli emendamenti di Sel e M5S che puntavano a sopprimere l’articolo. Approvato, invece, della Camera una modifica proposta da M5S: la chiamata dei docenti da parte del preside – prevede l’emendamento 9.67 – dovrà avvenire “in assenza di conflitti d’interesse avendo riguardo a possibili collegamenti soggettivi e/o di parentela del dirigente scolastico con i docenti iscritti negli ambiti territoriali”. Un punto, quest’ultimo, sul quale i Cinque Stelle hanno particolarmente insistito. “Grazie al ddl sulla scuola e alla norma sulla chiamata diretta dei professori da parte dei presidi, farà carriera “Agnese, la moglie del Presidente del Consiglio” Renzi, ha detto in Aula il deputato pentastellato Luigi Gallo.
Sì anche a un emendamento del Pd che stabilisce che “è assicurata trasparenza e pubblicità degli incarichi conferiti e dei curricula dei docenti attraverso la pubblicazione sul sito Internet dell’istituzione scolastica”.
Proteste fuori dall’Aula. Intanto continuano le contestazioni davanti a Montecitorio con cori di protesta e una lavagna nella piazza antistante la Camera. Sventolano le bandiere dei sindacati della scuola – Cgil, Cisl, Uil, Snals, Gilda – e un centinaio di manifestanti si prepara alla manifestazione prevista per domani alle 11.
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