La celebrazione del funerale del boss Casamonica è, da un lato, la inconfutabile dimostrazione che a Roma la mafia esiste e dall’altro la certificazione delle gravi sottovalutazioni sulla presenza del fenomeno criminale nella capitale.
Sottovalutazioni generali che tendono a ricondurre la presenza della criminalità organizzata solo negli insediamenti di quei territori che storicamente sono stati considerati ad alta densità mafiosa.
L’evento-show della mafia di Roma lancia un grave allarme: la pervasività delle mafie su scala globale, a partire dal livello nazionale, è cresciuta in maniera inversamente proporzionale alla mancata capacità delle relative società a sviluppare efficaci anticorpi di contrasto.
A questo proposito non è fuori luogo un inciso: sarebbe ora che si valutasse lo svolgimento del fenomeno mafioso, in particolare in relazione ad alcune regioni meridionali, non soltanto per capire e conoscere la genesi e lo sviluppo dei modelli organizzativi criminali ma anche per comprendere ed apprezzare il coraggio e la forza di quelle comunità che quotidianamente ed in maniera molecolare sono messe alla prova nel respingere ed ostacolare i tentativi di dominio, controllo e sottomissione che il potere mafioso punta ad esercitare su quei territori.
Gli avamposti più attivi in quelle realtà sono anche e soprattutto le rappresentanze istituzionali laiche ed ecclesiali.
Significativi sono i recenti pronunciamenti e gli atti ad essi consequenziali dei vescovi calabresi.
L’esperienza della Chiesa calabrese, è stata significativa nella determinazione della scomunica che Papa Francesco ha rivolto verso i mafiosi.
In Calabria, oggi, non sarebbe tollerato un parroco “ignaro”.
E’ auspicabile che la Chiesa romana assuma tempestivamente le giuste e necessarie determinazioni. Parimenti non possono restare inevase e non accertate le responsabilità che, senza dubbio, si registrano a carico di chi, nei diversi organi dello Stato, è preposto alla sicurezza ed all’ordine pubblico.
E’ opportuno che la stessa Commissione parlamentare antimafia, nell’ambito delle proprie competenze, assuma le necessarie iniziative al fine di fare chiarezza su quanto è accaduto.
La Presidente Rosy Bindi disponga, pertanto, l’immediata audizione del Prefetto di Roma dott. Franco Gabrielli in modo da consentire alla Commissione di prevenire in tempi rapidi a proprie determinazioni.
Sarebbe grave se lo Stato dimostrasse impotenza. Non si può consentire che alla fine, rimanga senza conseguenze il rumore assordante dello scalpitio dei cavalli, dei Suv, delle Rolls Royce, dell’elicottero e delle note de “Il Padrino” che si mescolava alle urla inneggianti della folla convenuta a rendere omaggio al “Re di Roma”.
Roma, li 21 agosto 2015
I componenti Commissione Parlamentare Antimafia
On. Vincenza Bruno Bossio
On. Ernesto Magorno
RASSEGNA STAMPA
Corriere della sera del 22 agosto 2015
Il Messaggero del 22 agosto 2015
La Repubblica del 22 agosto 2015
Il Garantista del 22 agosto 2015
La Provincia del 22 agosto 2015