Intervento in aula nel dibattito sulla mozione 1/01031, “Quintarelli ed altri”.
Onorevoli colleghe e colleghi, come diceva bene il collega Quintarelli, Internet e le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite e il modo in cui lavoriamo man mano che si integrano sempre più con l’economia e la società. Persone, cose, informazioni e tecnologie sono sempre più connesse, distribuite e pervasive, con una convergenza tra mondi fisici e virtuali.
Il futuro che ci sta davanti è effettivamente il presente, il presente di una nuova economia della conoscenza e della comunicazione. Secondo Vint Cerf, uno dei padri di Internet, la rete è sempre di più e sarà sempre di più per l’economia e la società un po’ quello che è stata l’energia elettrica: non una tecnologia a sé stante, ma uno strumento in grado di cambiare radicalmente l’organizzazione del lavoro e lo stile di vita delle persone.
È chiaro che l’Italia deve ancora cogliere tutto il potenziale dell’economia di Internet e probabilmente dalla capacità di cogliere questo potenziale passerà una parte non marginale della ripresa economica. L’avvento del web 2.0, del mobile computing, della cosiddetta Internet delle cose, dell’industria 4.0 sta cambiando la modalità di produzione dei dati e si determina uno scenario con una crescita esponenziale di informazioni grezze, in cui, però, ogni utente della rete diventa insieme un potenziale produttore e un fruitore.
È chiaro, quindi, che questa evoluzione tecnologica sta promuovendo una dimensione in cui l’uomo svolge la propria personalità, una dimensione priva di confini, un nuovo spazio fisico, che, però, si deve inevitabilmente accompagnare a un nuovo spazio giuridico, dove il singolo si affranca dal vincolo territoriale navigando senza incontrare ostacoli e barriere, in uno scenario in cui gli Stati si trovano ad arginare un fenomeno che spesso il diritto non è in grado di contenere.
In questa dimensione, Internet non può essere inteso come mero mezzo di comunicazione di massa come quelli tradizionali (stampa, radio e televisione), ma è piuttosto un ecosistema in cui possono riversarsi le molteplici dinamiche dell’esistenza umana. Un ecosistema, però, come afferma Nannipieri, dove l’accesso ad Internet configura il passaggio dal nomos della terra al nomos del mare, delineando una nuova estensione dell’esistenza.
D’altra parte, già oggi i robot guidano le auto senza pilota e svolgono servizi di telepresenza. Abbiamo un esempio anche popolare di intelligenza artificiale, come Siri, che c’è sui nostri telefonini. Ma in futuro questa intelligenza artificiale, questa integrazione sarà in grado di raccogliere e analizzare istantaneamente una quantità immensa di dati da Internet per prendere decisioni in frazioni di secondo. Questo non in un futuro lontano, nelle prossime generazioni, ma nell’arco dei prossimi cinque, dieci anni.
Insomma, come afferma Bauman, è l’identità stessa che perde i suoi ancoraggi sociali e i suoi quadri di riferimento tradizionali, che la facevano apparire e sentire naturale, predeterminata e non negoziabile. Ma l’altra faccia di questa rete democratica, aperta a tutti, rischia di diventare quella di una rete non accessibile a tutti, per costi, livelli di istruzione, distribuzione delle infrastrutture. Ecco perché Internet e la conoscenza digitale sono e sempre di più in futuro dovranno essere considerati un diritto primario, che è quello che si afferma con il lavoro di questa commissione e con questa Dichiarazione e questa Carta dei diritti. Un diritto che merita di essere riconosciuto, tutelato e promosso dalla Carta fondamentale, da cui, come chiediamo nella mozione, dovranno discendere a cascata provvedimenti legislativi accompagnati da adeguati investimenti di risorse. Prima fra tutti c’è questa proposta di legge, promossa dal think tank dei giovani di Cultura Democratica, che è in discussone al Senato, ma è anche depositata qui, perché sia introdotto in Costituzione l’articolo 34-bis: un articolo posto dopo l’articolo 34 sul diritto all’istruzione per sottolinearne la funzione sociale, di crescita e di conoscenza.
In questa direzione, appunto, sta la presente Dichiarazione, elaborata dalla commissione, che ha l’obiettivo di dare tale fondamento costituzionale. Una Carta dei diritti costruita in un modo nuovo, in un modo in cui c’è stata una partecipazione attraverso proprio gli strumenti di Internet, di multi-stakeholder, ma anche di comunità di cittadini che sono intervenuti dal basso per aggiungere o modificare la Carta in maniera attiva.
Questo lavoro, per il quale dobbiamo ringraziare tanti, ma soprattutto e innanzitutto la Presidente Boldrini, il professor Rodotà e l’instancabile Anna Masera, è stato possibile proprio grazie appunto a questi nuovi strumenti. Ma com’è detto chiaramente nella mozione a prima firma Quintarelli, che stiamo per approvare, le istituzioni hanno il dovere di promuovere e accompagnare lo sviluppo di Internet. Appare fondamentale che il Parlamento affronti ed esamini i complessi profili collegati a tale sviluppo, superando la posizione di chi nega l’opportunità di un qualsiasi quadro di principi regolatori, convinti che l’assenza di regole non significa garanzia di una rete libera, ma piuttosto prevalenza degli interessi, se non degli abusi, dei soggetti più forti e strutturati.
La Dichiarazione fornisce un ampio risalto ai processi di inclusione, riprende i punti già affermati dalla Carta dei diritti umani e dei principi di Internet, che rappresenta uno degli esiti più interessanti dell’attività dell’Internet Governance Forum, che sono l’universalità, l’accessibilità, la diversità culturale, l’uguaglianza e la governance stessa. Si ispira alla raccomandazione del 16 aprile 2014 del Consiglio dei ministri del Consiglio d’Europa. E la cosa che io volevo sottolineare è l’ampio risalto che viene dato dalla Dichiarazione alla tutela del corpo elettronico della persona, in particolare al diritto all’oblio. Nell’articolo 10, infatti, si prevede che ogni persona abbia il diritto di ottenere la cancellazione dagli indici dei motori di ricerca dei dati che, per il loro contenuto o per il tempo trascorso dal momento della loro raccolta, non abbiano più rilevanza.
L’articolo 8, poi, si sofferma sul diritto all’identità personale, ossia il diritto riconosciuto a ogni individuo di vedersi descritto così com’è, senza inesattezze che ne stravolgano la personalità agli occhi del pubblico.
Obiettivo fondamentale di questa Dichiarazione, dunque, è quello di dare fondamento costituzionale a principi e diritti nella dimensione sovranazionale, nella prospettiva di pervenire un giorno ad una convenzione internazionale. Del resto, la sovrapposizione di regolamentazioni nazionali relative a tali aspetti e, quindi, la frammentazione normativa, è incompatibile con la struttura stessa globale del mezzo.
In tale ottica, l’obiettivo di dotare tali diritti di un fondamento costituzionale è decisivo non soltanto a proteggere diritti e libertà esistenti dagli abusi di poteri emergenti, ma soprattutto a preservare i principi naturali della rete, come la sua neutralità, che, oltre a non essere sovvertiti, richiedono un intervento positivo.
Concludendo, come dicono anche agli studiosi di Medialaws coordinati dal professor Pollicino: «Tutelando i diritti degli utenti, sarà tutelato anche Internet, laddove il mezzo è fondamentale al loro esercizio».
Alle obiezioni tradizionali su chi sia il legislatore cui ricondurre tale documento o quale giudice sarà chiamato ad applicare tali principi, opponiamo, per citare Cassese, la valanga dei diritti umani che sta stravolgendo le ultime trincee della sovranità nazionale.
È un processo inedito ma non ignoto, perciò bisogna trovare criteri nuovi attinenti alla natura mobile e libertaria della rete per riuscire a costruire quello spazio politico in cui la tecnologia e il mondo delle libertà saranno compresi e governati. O, per dirla con Saint-Exupéry, quando si arriva al futuro, il nostro compito non è di prevederlo, ma piuttosto di consentire che accada.
TESTO DELLA MOZIONE
ATTO CAMERA MOZIONE 1 01031
RESOCONTO STENOGRAFICO
Resoconto Stenografico
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