La Calabria contro ogni forma di violenza di genere

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Ho accolto con molto piacere l’invito a partecipare alla iniziativa di oggi che parte da esperienze assai importanti e significative operanti sul nostro territorio, i Centri antiviolenza che, purtroppo, esistono perché la violenza di genere continua ad essere protagonista del nostro presente.
Per quanto mi riguarda considero una parte fondamentale della mia formazione l’avete ideato e fondato il Centro antiviolenza dedicato alla memoria di Roberta Lanzino nel 1988 a Cosenza.
Quella esperienza è tanto più significativa perché fu proprio in occasione del primo processo per lo stupro e l’omicidio di Roberta che avemmo la prima costituzione di parte civile di un’associazione, inaugurando una prassi che ha ormai fatto scuola.
Erano tempi difficili, basti pensare che fino al 1996 la violenza contro le donne è stata considerata non un reato contro la persona ma contro il comune senso del pudore.
Finiti gli anni 70 non dovevamo più dimostrare l’esistenza delle donne come soggetto politico ma difendere concretamente i diritti intesi non come parità ma riconoscimento della diversità.
In questo senso nel 1995 abbiamo portato avanti il “Progetto donna”, puntando appunto al riconoscimento di questa diversità e non al solito assessorato alla condizione femminile.
Nel ruolo di parlamentare ho portato avanti questa impostazione, vale a dire riconoscimento della diversità come condizione fondamentale del principio di eguaglianza tra i generi.
In questo quadro ho dato il mio contributo alla legge contro il “femminicidio” che ha ratificato la Convenzione di Istanbul ponendo l’accento sulla prevenzione che può essere realizzata soltanto con l’educazione di genere nelle scuole di cui ho proposto l’istituzione con un mio disegno di legge che è stato recepito durante il dibattito per l’approvazione della cosiddetta “Buona Scuola”.
Oggi riflettiamo sulla legge 20/2007 e su come ha funzionato in questi anni.
È del tutto evidente, e la Giunta guidata da Mario Oliverio sta lavorando in questo senso, che dobbiamo superare la logica del finanziamento occasionale e sostanzialmente simbolico e puntare invece ad un sostegno che abbia caratteri strutturali tali da consentire la programmazione di attività e l’offerta di servizi.
Dobbiamo puntare molto sui centri di ascolto e sul lavoro di recupero psicologico, perché una persona che ha subito violenza non si ricostruisce in un giorno. Ovviamente con un Osservatorio regionale che verifichi e certifichi il lavoro svolto dai Centri antiviolenza.
Un lavoro che dobbiamo proseguire tutte insieme: lo dobbiamo a Fabiana, a Mery, ad Angela e a tutte le donne che sono morte o hanno subito violenza nella nostra regione.

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