Chiudere con il modello dei CARA: è sbagliato e potenzialmente criminogeno

Ieri ho votato le mozioni Maestri e Palazzotto che prevedevano la chiusura del CARA di Mineo e non il suo mero impraticabile ridimensionamento.
Ma la sua chiusura non deve essere solo la conseguenza delle gravi illegalità che la magistratura ha portato alla luce.
Chiudere il CARA di Mineo deve invece essere la conseguenza di una chiara scelta politica, il primo passo di una più generale strategia che porti alla chiusura di tutti i Cara e i Cie del nostro Paese.
Altro che integrazione. Un luogo dove vengono ammassati 1000, 2000, 3000 immigrati non può che rappresentare un modello destinato alla speculazione.
È qui, in questa gestione di enormi flussi finanziari che si annida l’illegalità. È su questo humus che è maturata e si è sviluppata mafia capitale.
Prendiamo un caso specifico: Il sistema di sostegno che prevede 35/40 euro -al giorno a persona immigrata calcolato sui 3000 immigrati ospiti a Mineo significa 50 milioni di euro in un anno, tutti affidati a chi gestisce il CARA.
E di questi 50 milioni agli immigrati arriva direttamente (quando arriva) meno dell’1% attraverso il cosiddetto pocket money di 2,50. Tolti i costi, è tutto surplus finanziario spesso e volentieri illecitamente reimpiegato.
Il modello dei CARA è, dunque, sbagliato e potenzialmente criminogeno.
Del resto la chiusura dei grandi centri di accoglienza è stata già raccomandata dall’ UNHCR nel 2012.
È invece necessario favorire il modello di accoglienza e di integrazione che oggi si esprime negli SPRAR.
Negli SPRAR gli immigrati sono accolti ed integrati, non creano allarme sociale ed anzi contribuiscono alla crescita anche economica dei centri che li ospitano.
E anche quando si è costretti a distribuire gli immigrati per emergenza i centri CAS non dovrebbero superare le 100 unità.
Chiudere i CARA, tutti i CARA, è quindi la vera priorità per un modello di accoglienza che faccia dell’immigrazione non più un’emergenza ma una ricchezza sociale, umana, collettiva.