Namasté, Sanremo, namasté

Sanremo
Articolo di Michele Monina su www.linkiesta.it
Un’ironica supercazzola batte la signora della canzone italiana, Amici miei batte Amici. Alla fine, non è andata così male, al Festival
E a furia di dire che avrebbe vinto la Mannoia, alla fine Nostra Signora della Canzone d’Autore ha perso. Non proprio benissimo, poi, perché ha perso contro la canzone dello scimpanzé, quella il cui autore cita Demond Morris, ma che un pochino mette in scena la supercazzola di Amici miei. Insomma, doveva vincere l’inno alla vita in chiave namasté della Mannoia, invece ha vinto la canzone in cui Francesco Gabbani, vero outsider alla vigilia, prende per il culo chi abusa del namasté. E dire che, pur di non sfilare la statuetta con palma e leone dalle mani dell’interprete de L’aiuola, qui in riviera le avevano proprio giocate tutte: dall’invitare sul palco dell’Ariston la sera della finale la autrice del brano Amara, turbantata ex concorrente di Amici giunta come superospite contro ogni legge della fisica in compagnia del povero Paolo Vallesi, inizialmente destinatario di Che sia benedetta, al mandare anzitempo a casa un concorrente diretto come Gigi D’Alessio, silurato dalla giuria di qualità composta da giganti della nostra cultura come Greta Menchi o Violante Placido (quantomeno giunta all’Ariston per sovvertire la perniciosa tendenza 2017 del Festival: niente figa). Leggi tutto

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