Palestina, non dimenticare prigionieri politici

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Esprimiamo la nostra solidarietà e la nostra vicinanza agli oltre 1.500 prigionieri politici palestinesi che dallo scorso 17 aprile hanno intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro le condizioni delle carceri israeliane in cui sono detenuti: la comunità internazionale non rimanga insensibile a questo gesto che vuole accendere un faro su una questione troppo spesso dimenticata.
I prigionieri politici palestinesi chiedono che siano ripristinate le condizioni minime di democrazia, come la visita mensile in carcere dei propri familiari. In base ai dati forniti da Time of Israel nelle carceri israeliane si trovano 6.500 palestinesi a cui si aggiungono circa 500 che sono sottoposti a una controversa misura amministrativa che permette di incarcerare dei sospettati senza incriminazione né processo per un periodo massimo di sei mesi, che però può essere prolungato indefinitivamente, di sei mesi in sei mesi.
Occorre fare chiarezza su questi arresti perché spesso e volentieri si vuole mettere a tacere una voce critica e non un pericolo reale. Ci auguriamo che questo tema, insieme a quello più generale di una soluzione della questione israelo-palestinese che passa per due Stati per due popoli, ritorni presto al centro dell’agenda della comunità internazionale.

Marietta Tidei
Enza Bruno Bossio

RASSEGNA STAMPA
Dire del 9 maggio 2017
9 Colonne del 9 maggio 2017

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