#Worldrefugeeday2017 impone un momento di riflessione alle nostre coscienze assuefatte alla tragica quotidianità degli sbarchi.
Se tale riflessione non vuole avere carattere etico o morale, quantomeno possiamo dargliene uno logico- statistico.
Il bilancio demografico del 2016 dell’ISTAT ci presenta una fotografia che non ha bisogno di spiegazioni: l’anno scorso la popolazione italiana e’ diminuita di 76mila unità (effetto della contrazione delle nascite più che delle morti) e solo l’aumento dei residenti stranieri di 21mila unità ha scongiurato che la diminuzione raggiungesse il picco delle 100mila unità.
La riflessione che i dati alla mano impongono e’ questa: come pensiamo, nel breve e medio periodo, tenendo conto di questa curva demografica oramai ventennale che solo l’anno scorso ha visto nascere 12mila bambini in meno del 2015, di provvedere in futuro, ad esempio, a sanità e pensioni ?
Davvero vogliamo illuderci che le poche giovani nuove famiglie italiane possano sobbarcarsi la cura e il mantenimento del gran numero di anziani che vivono sempre più a lungo? In che modo pensiamo di onorare quel patto tra generazioni che sta alla base del nostro attuale sistema pensionistico, del nostro welfare-state per come lo abbiamo immaginato mezzo secolo fa?
Una soluzione ci sarebbe ed e’ sotto gli occhi di tutti, anche se si fa finta di non vederla.
Non sarebbe forse il caso di rivedere la politica di concessione dello status di rifugiato in primis ma anche della condizione dei migranti economici poi e tentare di governare il fenomeno delle migrazioni per trasformarlo da paura irrazionale a razionale opportunità per il Paese prima che la demografia delle culle vuote ci porti verso il dimezzamento della popolazione, prevista tra 150 anni?
Vogliamo parlare seriamente di accoglienza, integrazione, formazione e inserimento nel tessuto sociale come di parole chiave per delle serie e lungimiranti politiche di controllo non solo della ondata migratoria ma soprattutto della minaccia demografica che cova nel nostro Paese? Se lo facessimo in un colpo solo faremmo del bene, rispetteremmo i principi fondamentali della nostra Costituzione e del diritto internazionale in materia di diritti umani, salveremmo la nostra coscienza di italiani ospitali, i nostri valori di altruismo disinteressato di buoni cristiani nei momenti di difficoltà altrui e, perché no, onoreremmo la memoria di tanti dei nostri nonni che, se non fossero migranti a loro volta qualche decennio fa, probabilmente noi non saremmo nati.
#WithRefugees non e’ solo l’hashtag della Giornata mondiale del rifugiato ma e’ anche una petizione con la quale l’UNHCR chiede ai governi che ogni bambino rifugiato abbia un’istruzione, che ogni famiglia rifugiata abbia un posto sicuro in cui vivere, che ogni rifugiato possa lavorare o acquisire nuove competenze per dare il suo contributo alla comunità.
Bene: volendo essere non solo buoni ma anche furbi, oggi potremmo cominciare da qui.
Alla presentazione del libro “L’inganno. Antimafia, Usi e soprusi dei professionisti del bene” di Alessandro Barbano
A Napoli nell’atmosfera del Teatro San Carlo, Alessandro Barbano parla del suo