L’altra sera a Soriano Calabro (bellissimo paese alle porte delle Serre Catanzaresi) ho presentato, insieme all’autrice, il bello e emozionante romanzo di Merilia Ciconte su un tentato femminicidio. Il libro, che si sviluppa a due voci (uomo/donna) ci racconta della violenza di un amore inteso come possesso, di un uomo dall’apparenza normale che diventa un mostro, nel tentativo di relegare la moglie nel ruolo di angelo del focolare per paura di perderla ma soprattutto di perderne il controllo. Dobbiamo domandarci perche’ questo genere di uomini non può sopportare la donna che si determina come diversa dallo stereotipo tradizionale, in un ruolo sociale oltre che familiare?
La risposta è anche da ricercarsi nella consapevolezza di sè che ha dato alle donne il movimento di liberazione. Una consapevolezza dalla quale, nonostante la mattanza, non possiamo più tornare indietro. Dobbiamo invece continuare la battaglia identitaria senza cadere nel fraintendimento dell’emancipazione, che non riconosce la forza della differenza e continua a definirne i contorni femminili solo in funzione dell’uomo.
RASSEGNA STAMPA
Il Quotidiano del 27 settembre 2017