Abbiamo riconsegnato alla Calabria, al Mezzogiorno e al Paese uno dei più importanti patrimoni archeologici e storici del Mediterraneo e del mondo intero.
Era gennaio 2013, nel pieno della campagna elettorale per le politiche, quando si verificò il disastro dell’allagamento degli Scavi di Sibari..
Sin da subito, inoltre, emersero le responsabilità dell’allora governo regionale per la mancata attuazione dell’accordo di programma quadro stipulato sin dal 2010 tra Stato e Regione Calabria per la mitigazione del rischio idrogeologico per 220 milioni di euro.
La mancata attuazione di quel piano fu la causa indiretta del disastro: invece di dare corso subito alle opere previste, tra cui la sistemazione idraulica del fiume Crati nei territori di Corigliano e Cassano per una spesa di 4 milioni di euro e che forse avrebbe evitato il disastro, erano stati perduti oltre due anni.
Uno dei primi atti appena eletta deputata fu proprio la presentazione, insieme ai colleghi calabresi del centrosinistra, di un’interrogazione al Ministro dell’Ambiente per chiedere conto di questa evidente omissione.
In pieno agosto 2013 l’allora Ministro dei Beni Culturali Massimo Bray accettò l’invito a visitare gli scavi rivoltogli da me e dal Sindaco di Cassano Gianni Papasso segnando l’inizio del percorso che ha portato alla rinascita ed alla riapertura.
Dal 2013 sono stati spesi dal Ministero dei Beni Culturali 18 milioni di euro.
A questi si sono aggiunte le risorse derivate dallo sblocco del famoso APQ, grazie al nuovo governo regionale, che ha contribuito a mettere in sicurezza le acque che lambiscono il Parco Archeologico oltre ad impegnare e spendere la gran parte delle risorse disponibili.
Ed è una soddisfazione l’essere riusciti, come politica calabrese, a fare il nostro dovere.