“Calabria cattiva ti lascio, vado a fare qualsiasi cosa pur di costruirmi un futuro”.
Le parole del giovane Alessio Tundis, rimbalzate sui social e riprese anche dai quotidiani nazionali, sono state indubbiamente un pugno nello stomaco. La sua rabbia è comprensibile, ma quello che mi chiedo è se questo rancore verso la propria terra sia davvero giustificato.
La Calabria in questo momento storico non è più matrigna di Roma o di Milano.
Stiamo andando verso un modello di sviluppo in cui potrà lavorare chi possiede più competenze e quella formazione professionale specializzata che oggi caratterizzano i nuovi lavori.
In Calabria, ad esempio, lo stiamo facendo, a braccetto Governo nazionale e Giunta Regionale con il bando sulle competenze digitali.
Solo con misure del genere potremo creare le condizioni per accogliere gli investimenti delle aziende. E far sì che altri Alessio non siano costretti a emigrare.
Io credo, quindi, che ad Alessio dobbiamo dire che non è più il momento di piangersi addosso.
I giovani devono diventare protagonisti del proprio futuro qui e ora. E devono pretendere risposte, quelle che il Partito Democratico sta cercando di dare.