Questa non è una crisi di governo, ma di sistema. Non è in gioco un ministro o un presidente del Consiglio, ma la democrazia parlamentare costruita sul sangue dei nostri partigiani. Oggi le parole di Di Maio e Salvini suonano lugubri come se volessero annunciare la morte del nostro Stato democratico. Ma l’Italia è forte. L’Italia può farcela ora come allora. Per questo come Pd stiamo chiamando su ogni territorio i cittadini alla mobilitazione per difendere i nostri principi democratici e costituzionali. I germi del 1922, che portarono al fascismo, non prevarranno.
Compete non solo al PD, ma a tutte le forze sinceramente democratiche, scegliere tra l’avventurismo o un percorso di responsabilità istituzionale che porti al voto dopo l’approvazione della legge di stabilità e di una riforma della legge elettorale.
Il PD deve provare a rappresentare e ad unire quel 40% che al referendum si è schierato per una linea riformista insieme a quella parte dell’elettorato che pur se ha votato No, condivide la difesa dei principi fondanti dello Stato democratico e repubblicano.