Chi è a fianco degli ultimi è sempre primo.

In difesa dell’esperienza di accoglienza di Riace.

L’esperienza dell’accoglienza di Riace nasce nel 1998, con un primo sbarco dal Kurdistan, un cammino, che da anni segna la volontà di intraprendere il percorso di liberazione da oppressioni, malessere e sofferenza. Le case abbandonate dagli emigranti italiani si aprono all’accoglienza e nasce la Città Futura, che nel nome è intrisa la speranza di rinascita. Due realtà, una quella Riace, abbandonata e in declino e quella dei nuovi migranti, viva e portatrice di nuove prospettive, si sono incontrate per aiutarsi e sostenersi a vicenda; e in questa reciprocità si ha il valore aggiunto di quello che il sindaco Mimmo Lucano, insieme alla comunità, ha realizzato, con i fondi dell’accoglienza. I progetti avviati grazie alla cooperazione tra migranti e calabresi vivono nel segno di una dimensione pubblica, di civile impegno per l’arricchimento di beni materiali e immateriali. Ho potuto constatare come le botteghe nate nel meraviglioso borgo siano brulicanti di vita e vivaci. I laboratori etnici permettono di riscoprire antichi mestieri. Tra quelle strade, che ho percorso qualche giorno fa, i bambini sono liberi di giocare. I murales sono portatori di messaggi positivi di accoglienza, contrasto alle mafie, e solidarietà. Contestualmente è stata organizzata una fattoria didattica che grazie all’impiego degli asini autoctoni ha permesso la raccolta differenziata dei rifiuti, ed è stato costruito un frantoio oleario, degli orti solidali che sorgono in un’area dove prima c’era una discarica, e ancora un ambulatorio gratuito nato per servire tutto il territorio. Riace rappresenta il volto migliore dell’Italia, contro ogni regressione xenofoba, che si apre a un’accoglienza, la più dignitosa possibile, rispettosa dei diritti umani, che rappresenta un valore aggiunto e garantisce lavoro e sviluppo anche ai calabresi. Questo sogno all’insegna dell’umanità rischia oggi di essere fermato dalla burocrazia, a causa di un grave ritardo (dal 2016) dei contributi relativi ai progetti di accoglienza. Un ritardo che penalizza soprattutto le persone, richiedenti asilo, intere famiglie con bambini costrette a fare i conti con servizi assistenziali ridotti al minimo fino a rasentare l’indigenza, e a fare i conti con grandi e insostenibili difficoltà. Dobbiamo consentire a questa esperienza di continuare a offrire risposte soddisfacenti a un dovere morale al quale non possiamo sottrarci. Diamo un segnale forte e rispondiamo all’appello della rete dei comuni solidali, stiamo al fianco di Riace e ricordiamo che chi sta al fianco degli ultimi e del popolo non può che essere il primo.

LA LETTERA AL PREFETTO DI REGGIO CALABRIA PER SBLOCCARE I FONDI

Lettera al Prefetto di Reggio Calabria

RIACE

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