Cantava degli ultimi, degli emarginati, esaltava le donne più disprezzate dalla morale comune. Ironizzava sulla ipocrisia dei potenti, sul moralismo dei sepolcri imbiancati, sulla ingiustizia della falsa giustizia.
Amava persino i suoi rapitori perché rispetttava la persona nella sua integrità umana. Era un poeta. Uno dei più grandi poeti italiani.
Vent’anni senza di te e avere sempre bisogno di te, della tua musica. Risentirti quando diventa insopportabile il frastuono sconclusionato dei tanti giullari di oggi.
Ciao Faber