Il Governo batta un colpo sulla grave crisi del porto di Gioia Tauro, che in queste ore sta producendo drammatiche ricadute sul fronte occupazionale, con centinaia di lettere di licenziamento in partenza. Dopo aver lasciato l’Autorità portuale monca di un responsabile e sotto commissariamento, dopo aver tagliato fuori dalle decisioni le istituzioni regionali, dopo aver ideato lo spacchettamento dei terminal calabresi in una riforma dei porti insulsa e illegale tanto da costringere la Regione Calabria a far ricorso alla Corte costituzionale per affermare il proprio diritto a essere consultata in scelte così strategiche: oggi i vari ministri competenti (Toninelli, Di Maio e Lezzi), non senza inutili promesse e passerelle a Gioia Tauro, non sono in grado di pronunciare una parola sul futuro sempre più incerto del più importante terminal del Mediterraneo; non hanno neanche ipotizzato una trattativa con i due azionisti privati che, al di là della crisi economica, vanno indirizzati verso soluzioni che tutelino il futuro del porto e dell’intera area industriale e, soprattutto, mettano al riparo i lavoratori e le loro famiglie.
La Calabria non può pagare il costo della completa insipienza e mancanza di autorevolezza del Governo: non lo permetteremo e non solo ci uniamo ai sindacati nella richiesta di un tavolo urgente presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, quanto attiverò tutti gli strumenti possibili – a partire da un’interrogazione urgente – per chiamare il Governo alle proprie responsabilità.
Rassegna stampa