Un primo passo per consentire alle deputate italiane di vivere la propria maternità all’interno del Parlamento
L’allattamento nell’Aula della Camera, non è stato ancora approvato, ma l’1 agosto, durante una lunga e serrata discussione tra le forze politiche, ispirata da un ordine del giorno sull’approvazione del bilancio della Camera, il presidente Fico ha assunto un primo impegno in favore delle deputate-mamme: potranno votare in locali adiacenti all’emiciclo.
La situazione: oggi le deputate non possono allattare
Non è pensabile nel 2019 che le neomamme elette debbano cadere in una contraddizione incolmabile tra l’essere genitore e essere parlamentare della Repubblica. Questo avviene anche alla Camera dove era stato ribadito il divieto di poter allattare i bambini nel corso dei lavori d’aula.
Ma, dopo una vivace e articolata discussione, un primo passo avanti è stato fatto: il presidente della Camera, Roberto Fico, si è impegnato a convocare a settembre una Giunta per il Regolamento per discutere l’allestimento, nelle prossimità dell’emiciclo, di una postazione dove sia consentito alle deputate-mamme che allattano di partecipare comunque alle votazioni elettroniche in corso in aula.
Il dibattito in Aula su un Odg della on. Paola Carinelli
Il dibattito in aula si è acceso quando il questore Federico D’Incà non ha accolto l’ordine del giorno presentato dalla deputata M5s Paola Carinelli, in cui si chiedeva “di prevedere all’interno dell’aula apposite postazioni per consentire alle deputate che ne dovessero fare richiesta di poter allattare in aula durante lo svolgimento delle votazioni”. D’Incà ha proposto una prima riformulazione impegnandosi ad individuare spazi idonei all’allattamento “nelle immediate prossimità dell’Aula“. Una riformulazione che dalla Carinelli non è stata accettata: comunque alla neo-mamma non sarebbe stato consentito di fare il suo lavoro, che è anche quello di votare in aula, solo perché in allattamento.
La mia proposta per conciliare maternità e lavoro delle parlamentari
In questa situazione anche io ho preso la parola e ho chiesto di poter sottoscrivere l’odg Carinelli, considerando la riformulazione una mediazione al ribasso consumata sul corpo della donna, contro la sua libertà, contro un fatto naturale e biologico che in molti Parlamenti è assolutamente accettato e considerato ordinario perché legato a quella delicata fase di una donna che è rappresentata dal rientro alla sua vita lavorativa subito dopo la maternità. Non per ultimo il buon esempio ci arriva dal Parlamento Europeo, dove più volte le parlamentari donne hanno avuto la possibilità di non distaccarsi dai propri neonati pur di svolgere le proprie funzioni istituzionali.
A questo si aggiunge l’esigenza di essere di stimolo per quei datori di lavoro che ancora oggi considerano la maternità un limite e non supportano le esigenze di conciliazione tra essere lavoratrice, donna e madre.
Un primo passo per dare l’esempio, ma l’allattamento in aula va garantito
Tra posizioni favorevoli e contrarie, alla fine di una discussione molto trasversale tra i diversi partiti, si è pervenuti ad una mediazione condivisa dalla presentatrice dell’odg, prevedendo la collocazione fuori dall’aula di una postazione per allattare e da dove si possa però anche votare.
Io continuo però a pensare che le cose non siano alternative e insieme alla postazione di voto fuori dall’emiciclo deve essere garantito, per chi vuole, anche la possibilità di poter allattare dentro l’Aula.
In un mondo di donne e di uomini le regole del gioco devono essere sempre tali che ognuno possa giocare con le stesse pari opportunità.