“Oggi è perfino difficile dire quale fosse esattamente l’oggetto di questa leggendaria inchiesta giudiziaria. Pochi saprebbero rispondere con precisione alla domanda: quale fu la notizia di reato? Quali condotte materiali illecite, di chi e perché, furono addebitate agli indagati? Per quali ragioni e con quale costrutto un Pubblico Ministero e (soprattutto!) i giudici che ne assecondarono il percorso investigativo invece di verificarne da subito la grossolana inconsistenza e le ripetute illegittimità processuali, hanno impegnato per anni energie e risorse finanziarie pubbliche?
Non sforzatevi, non c’è risposta.”
Gian Domenico Caiazza parla di whynot ma lo stesso possiamo dire delle inesistenti indagini a carico del presidente Oliverio.
Per evitare nuovi whynot la politica e in particolare il Partito Democratico, ha il dovere di entrare nel merito di questa inconsistenza!
Intervista all’Adnkronos
WHY NOT: BRUNO BOSSIO (PD), ‘GUERRA TRA TOGHE NON MI INTERESSA, IO FINII NELLA GOGNA’
Deputata dem fu coinvolta nell’inchiesta e poi assolta, ‘chi
paga? – Mi batto per separazione carriere’
Roma, 12 set. (AdnKronos) – “Le guerre tra magistrati non mi
interessano. Io penso però che la politica dovrebbe avere una maggiore
capacità di autonomia dalla magistratura, non farsi condizionare dalle
indagini. Io mi sono trovata indagata nell’inchiesta ‘Why Not’, sono
stata assolta in primo grado e poi in appello, e chi paga? Chi paga il
danno che mi è stato fatto e chi paga l’appello? Se avessi fatto
appello io e mi avessero condannata avrei dovuto pagare le spese
legali”. Lo afferma all’Adnkronos la deputata del Pd Vincenza Bruno
Bossio sulla sentenza della Cassazione che ha annullato senza rinvio
la sentenza della Corte d’Appello di Salerno assolvendo l’ex
procuratore aggiunto di Catanzaro, Salvatore Murone e l’avvocato
generale Dolcino Favi che avevano adottato provvedimenti atti a
sollevare dalle indagini ‘Why Not’ e ‘Poseidone’ l’ex pm Luigi De
Magistris, adesso sindaco di Napoli.
Bruno Bossio fu coinvolta nell’inchiesta ‘Why Not’ e poi assolta: “Io
sono stata uccisa dalla gogna mediatica, poi sono resuscitata”,
sottolinea la parlamentare osservando che di fronte alla sua
“assoluzione perché il fatto non sussiste, nessuno paga. Sono
penalizzata due volte, sia come politica per la gogna mediatica alla
quale sono stata sottoposta, sia come cittadina perché nessuno paga
per il fallimento dell’azione penale”. La deputata dem sottolinea che
anche alla luce di quello che ha passato in parlamento sta portando
avanti una battaglia: “Mi sto battendo per la separazione delle
carriere dei magistrati”.