Signori Ministri del Partito Democratico,
siamo parlamentari eletti nella Camera dei Deputati in rappresentanza dei territori delle regioni del Mezzogiorno.
Con una certa sorpresa siamo venuti a conoscenza di alcune proposte contenute in un documento, datato Aprile 2020, dal titolo ‘L’Italia e la risposta al Covid-19’ ad opera del Dipartimento per la Programmazione e il Coordinamento della Politica Economica della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il documento formula alcune proposte per far ripartire il Paese colpito dall’emergenza sanitaria.
Nelle pagine 129-132 sono previste due ipotesi di intervento che riteniamo ingiustificate e in grave danno al Mezzogiorno, territorio che rappresentiamo. Nello specifico, si tratta di una proposta concernente il superamento dell’attuale riparto delle risorse del FSC (80% Mezzogiorno e 20% Centro Nord) per promuovere una nuova redistribuzione che assicuri, evidentemente, una quota maggiore di risorse al Centro-Nord a discapito del Mezzogiorno e di una seconda proposta che riguarda la sospensione (non è specificato per quanto tempo) della norma che prevede di destinare il 34% degli stanziamenti in conto capitale della Pubblica Amministrazione al Mezzogiorno. Con ogni probabilità, anche in questo caso, l’intenzione dell’estensore è quella di ridurre le risorse a favore delle regioni meridionali, assicurandone una fetta maggiore alle altre.
Due giorni addietro, senza menzionare il documento di cui sopra, abbiamo inviato alle agenzie di stampa la seguente dichiarazione:
“Il nostro Paese sta attraversando la più grave crisi della storia repubblicana. La risposta italiana all’emergenza economica e sanitaria deve interessare l’intero Paese, da Nord a Sud, perché tutto il suo territorio ne è stato duramente colpito.
Da rappresentanti del Mezzogiorno in Parlamento riteniamo imprescindibile che il Governo mantenga, ribadendola con forza, una linea politica per lo sviluppo economico e sociale delle regioni meridionali che da un lato favorisca una pronta ripartenza del proprio tessuto produttivo e dall’altro permetta il recupero progressivo dei divari economici e infrastrutturali con il resto del Paese. A tal fine, consideriamo i seguenti punti come componenti fondamentali e non derogabili di questa strategia:
- mantenere il vincolo di destinazione territoriale delle risorse del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) congiuntamente a quelle degli altri Fondi strutturali, al fine di promuovere le politiche per lo sviluppo della coesione sociale e territoriale e la rimozione degli squilibri economici e infrastrutturali tra le regioni;
- considerare le risorse di cui al punto 1) aggiuntive rispetto a qualsiasi altro strumento di finanziamento ordinario e/o straordinario, non derogando così al criterio dell’addizionalità previsto per i fondi strutturali dell’Unione Europea;
- rispettare la cosiddetta ‘clausola del 34%’ che prevede la distribuzione degli stanziamenti in conto capitale delle Amministrazioni Pubbliche in proporzione alla popolazione nelle varie regioni italiane. Il 34% è, infatti, la percentuale della popolazione residente nel territorio delle regioni Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia.
Siamo fiduciosi che l’Italia abbia tutte le energie per affrontare la grave crisi che l’ha colpita. Siamo certi che la supereremo ritrovandoci più forti e più uniti.”
Con questa nostra lettera desideriamo da un lato ricordare alcune recenti affermazioni che esponenti del nostro partito al Governo hanno fatto pubblicamente in più riprese a sostegno del Mezzogiorno e, dall’altro, manifestare la nostra ferma contrarietà a qualsiasi intervento che possa mettere in discussione il contenuto della nostra dichiarazione di cui sopra che riporta alcune delle conquiste a favore dello sviluppo del meridione ottenute grazie al lavoro del nostro partito in Parlamento e al Governo.
In una interrogazione al Governo posta nel mese di luglio 2019 da tutti i parlamentari del Partito Democratico eletti nelle regioni meridionali con a prima firma quella dell’On Francesco Boccia, si evidenziava che, secondo i dati dei conti pubblici territoriali, negli ultimi dieci anni la quota di risorse ordinarie in conto capitale della Pubblica Amministrazione al Mezzogiorno sia stata in media intorno al 26%, ben 8 punti percentuali in meno rispetto alla percentuale di popolazione residente in quei territori. Ciò si è tradotto in un trasferimento dalle regioni meridionali a quelle del Centro-Nord di circa 4 miliardi all’anno di risorse ordinarie in conto capitale per una perdita complessiva di oltre 40 miliardi nel decennio.
Dalla lettura di questi dati appare evidente che l’arretramento infrastrutturale del Mezzogiorno, che in larga parte spiega anche il mancato recupero del divario di crescita con le restanti aree del Paese, sia l’effetto inevitabile del taglio delle risorse per la spesa in conto capitale. Pertanto, i parlamentari del Partito Democratico eletti nelle regioni meridionali evidenziavano, tra l’altro, al Governo che:
“occorre verificare in primo luogo l’effettivo riparto di risorse ordinarie per gli investimenti pubblici tra Nord e Sud degli ultimi venti anni e individuare – cosa che il federalismo fiscale, ad oggi, non è stato in grado di fare – gli indici di perequazione infrastrutturale;
contestualmente, occorre definire i livelli essenziali delle prestazioni e garantire le risorse necessarie per raggiungerli, su base regionale, anche in termini di personale qualificato e dipendenti pubblici, quindi individuando un criterio di perequazione da estender anche alla spesa corrente;
la spesa corrente trasferita viene attualmente calcolata prevalentemente in base al criterio della spesa storica, che stando ai dati sopra riportati finirebbe per continuare a penalizzare, anche per il futuro, le regioni del Sud;
si tratta di questioni di vitale importanza per i cittadini: basti pensare alla sanità, all’infanzia e all’istruzione, al trasporto pubblico locale, per non parlare di diritto all’abitazione e delle politiche per il lavoro,
occorre poi estendere la clausola del 34 per cento alla spesa pubblica complessiva e non solo a quella delle amministrazioni centrali dello Stato, comprendendo quindi tutte le società partecipate pubbliche che erogano beni e servizi pubblici primari o essenziali, come già in parte previsto dalla norma della legge di bilancio 2019 citata, che ha esteso tale clausola alla spesa di Anas e Rete Ferroviaria Italiana;”
Inoltre, venerdì 29 novembre 2019, in un suo intervento al convegno “Manifesto per il Mezzogiorno”, il Presidente del Consiglio ha affermato:
“Sono profondamente convinto – e su questo vi posso assicurare che ho trovato piena consonanza in tutto le componenti di Governo – che abbattere i divari territoriali fra Nord e Sud e fra aree urbane ed aree interne non risponda esclusivamente ad una logica di equità e di corretta redistribuzione delle risorse fra i territori. Riportare il Mezzogiorno su una traiettoria di crescita sostenuta, è una condizione irrinunciabile per garantire lo sviluppo economico dell’intero nostro Paese. ………… Innanzitutto, intendiamo dare attuazione alla nota “Quota 34”, ovvero un criterio di riequilibrio territoriale della spesa per investimenti, ……….. La quota di spesa in conto capitale della pubblica amministrazione diretta al Sud – proveniente dalle risorse ordinarie italiane – si è collocata nell’ultimo decennio circa al 28%. Ciò si è tradotto in una vera e propria perdita di risorse per investimenti al Sud, che si riflette anche in quel crollo delle dotazioni infrastrutturali. ………… Per sanare questo squilibrio, attraverso un’apposita norma in legge di bilancio, stabiliamo che tutti i programmi pubblici di investimento devono distribuire ex ante le risorse in maniera proporzionale alla distribuzione della popolazione sul territorio. Questo cosa significa, che non sarà più possibile realizzare ex post, come avveniva fin qui, un monitoraggio della distribuzione territoriale delle risorse, un monitoraggio peraltro non presidiato da un apparato sanzionatorio, ma invece con questo intervento dirigeremo le risorse in maniera equa già nella fase di progettazione delle politiche pubbliche. Un vincolo molto preciso che ci consentirà di riequilibrare completamente le dotazioni finanziarie.”
Infine, nella premessa al Piano Sud 2030: Sviluppo e Coesione per l’Italia il Ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, ha scritto:
“L’Italia ha molte fratture. Le disuguaglianze e le divisioni si combinano e si accentuano nei luoghi. Colmare i divari territoriali non è solo un atto di giustizia, è la leva essenziale per attivare il potenziale di sviluppo inespresso del nostro Paese. …………… L’Italia sarà quel che il Mezzogiorno sarà. Nessuno si salva da solo. La sfida del Sud è la più difficile di tutta la nostra storia unitaria. Ma non è una causa persa. ………… Lo sviluppo e la coesione sono “missioni”. Non riguardano solo i meridionali, ma tutti coloro che sono impegnati nella battaglia per rendere l’Italia un paese più giusto e avanzato. Le istituzioni e i cittadini, la politica e la società devono combatterla fianco a fianco. Consapevoli delle difficoltà, certo, ma anche del mare di opportunità che abbiamo di fronte. Possiamo aprire una nuova pagina. Dobbiamo scriverla insieme.”
Alla luce di quanto esposto fin qui, riteniamo doveroso chiedere al nostro partito e ai suoi rappresentanti al Governo di salvaguardare la ripresa del Mezzogiorno, un territorio che dovrà recuperare non solo gli effetti negativi dovuti all’emergenza sanitaria di questi ultimi mesi, ma anche un divario economico, sociale e infrastrutturale ereditato dal passato e in buona parte frutto di scelte politiche sbagliate che hanno sottratto ingiustificatamente risorse alle imprese, alle famiglie e ai lavoratori delle aree più deboli del Paese. Siamo fiduciosi che la delegazione di Ministri del Partito Democratico al Governo sarà sensibile alle nostre parole garantendo una ripresa economica e sociale che non lascerà nessun territorio del nostro Paese indietro.
Enza Bruno Bossio, Umberto Del Basso De Caro, Piero De Luca, Andrea Frailis, Marco Lacarra, Alberto Losacco, Gavino Manca, Carmelo Miceli, Romina Mura, Pietro Navarra, Ubaldo Pagano, Stefania Pezzopane, Paolo Siani, Fausto Raciti, Raffaele Topo, Antonio Viscomi