Oggi sono intervenuta, unica esponente del PD calabrese a prendere la parola, nel dibattito che si è svolto sulla relazione di Nicola Zingaretti, nella riunione odierna della direzione nazionale del Partito Democratico.
Ho posto il tema della rifondazione di una moderna forza di sinistra, capace di fare tesoro della sua esperienza ma andando oltre e addirittura prefigurare lo scioglimento dell’attuale PD.
Il Covid è come un pettine che ha evidenziato tutti i nodi. Non possiamo ignorarli, dobbiamo affrontare il senso della nostra esistenza e della missione che siamo chiamati a svolgere in fase di cambiamento epocale. Una grande forza di sinistra dell’Occidente deve con chiarezza dare prova di “come”, “per cosa” e “per chi” intende, ad esempio, utilizzare la disponibilità della Europa non soltanto per resistere alla emergenza ma soprattutto per avviare una intensa opera di innovazione strutturale dell’attuale modello di sviluppo. Passare dalle parole ai fatti : come affrontare il tema della formazione, della ricerca e delle competenze dei giovani per un nuovo lavoro nella era digitale. Come superare l’attuale welfare, per lo più ingiusto ed iniquo, attraverso la riforma degli ammortizzatori sociali. Non c’è problema di povertà avulso dalla giustizia sociale. In questo momento gli ammortizzatori sociali per categorie hanno mostrato tutti i limiti (cig, cig in deroga, reddito di ultima istanza, di emergenza, di cittadinanza, bonus). Per un partito al Governo che persegue il cambiamento, così non può funzionare.
Passare dalle parole ai fatti vuol dire operare concretamente anche e soprattutto per ricomporre il Paese e superare intanto il divario infrastrutturale tra Nord e Sud. Non aggiustamenti tamponi e velocizzazione, ma l’Alta velocità ferroviaria deve essere seriamente programmata, finanziata e realizzata. Uno strumento efficace non più rinviabile per il rilancio dello sviluppo meridionale è quello della fiscalità di vantaggio.
Nel mio intervento, inoltre, non ho sorvolato sulla conduzione attuale del partito, rivolgendo forti critiche ad una gestione correntizia e di parte, che anche in Calabria non ha trovato epilogo migliore di un commissariamento di tipo liquidatore.