Iniziativa di I-COM: Le istituzioni e il 5G tra fake news, geopolitica e cybersicurezza.

Il 5G è la tecnologia più importante per lo sviluppo del Paese. Cosa fare per non perdere il vantaggio competitivo dell’Italia?

Webinair del 12 novembre 2020 promosso da I-COM, Istituto per la Competitività.

(Dalle Agenzie). – Le istituzioni svolgono un compito articolato e complesso nella gestione delle nuove reti di connessione come il 5G: sono decision-maker a livello internazionale anche con scelte di politica di sicurezza nazionale, regolatori e anche anello della trasmissione di conoscenza verso i cittadini. L’Italia è stato tra i primi paesi ad assegnare le frequenze per il 5G, acquisendo un ruolo di primo piano nel contesto globale, ma si è trovata fin da subito nella tempesta perfetta, sia per quanto riguarda la messa in discussione da parte dei cittadini delle reti, alimentata da disinformazione e scarsa consapevolezza, sia perché il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, Copasir, ha bocciato l’ingresso di una telcom extraeuropea, Huawei, per tutelare interessi di sicurezza nazionale e geopolitici. Nel corso del webinar ‘5G, il ruolo delle nuove reti per rilanciare l’Italia in sicurezza’ organizzato dall’istituto italiano per la competitività, esponenti delle istituzioni e alcuni rappresentati delle forze politiche, si sono confrontate sul tema. Mirella Liuzzi, Sottosegretario allo Sviluppo Economico, si è trovata nel cuore della tempesta ma racconta il lavoro fatto in seno al governo sullo sviluppo delle reti 5G in funzione del beneficio per le imprese e la manifattura italiana, il settore più coinvolto dall’utilizzo delle reti di ultima generazione. ‘Quando parliamo di 5G dobbiamo parlare di progressi, sviluppo economico, relazioni sociali e infrastrutture, ed ovviamente di sicurezza. Le reti 5G portano un contributo economico importante: dal 2024 al 2034 svilupperanno un potenziale di investimento di oltre 400miliardi di dollari. Si potrà anche ridurre, con le nuove reti, il gap tra le grandi e le piccole imprese: l’Italia è già leader, siamo al terzo posto perché abbiamo subito investito nella fase commerciale, anche assegnando le frequenze. I progetti avviati dal Mise nel giugno scorso ci hanno fornito la cifra di quali realtà sarebbero coinvolte: la manifattura in primis, ma anche la salute, la creatività e il patrimonio culturale. L’impatto del 5G sulla collettività è quindi importante, sia per i modelli di crescita e gli investimenti, sia per migliorare la connettività nella gestione delle attività sanitarie. Con il decreto semplificazioni del luglio scorso abbiamo facilitato la procedura per gli scavi di installazione delle nuove reti, un’agevolazione che è fondamentale per i vendor. Accanto a questo c’è poi il tema della golden power, ovvero il principio di massimo interesse nazionale per le scelte di politica commerciale: è importante continuare ad avere un approccio comunitario e u questo lavoriamo con gli altri paesi membri e la Commissione europea per avere una sola posizione sul 5G, anche per colmare il gap che attualmente c’è con i due paesi traino a livello extraeuropeo, Cina e Corea’.

Anche per Roberto Chieppa, Segretario generale alla Presidenza del Consiglio dei Ministri ‘il 5G èuna materia centrale su cui serve un approccio internazionale. Nel disciplinare la golden power ci siamo trovati a normare l’acquisizione di beni e servizi, e con le modifiche fatte nel 2020 ci siamo trovati ad intervenire sulla sicurezza delle reti con un richiamo alle linee guida dell’Unione europea. La decisione che venne presa nel 2019 di utilizzare la disciplina della golden power è stata presa perché non c’era una norma specifica, fino appunto al decreto del 2019, ma ancora non abbiamo una disciplina completa sulla sicurezza cibernetica del 5G. Quando sarà implementato il perimetro normativo questa disciplina interverrà non solo per i soggetti extraeuropei ma anche per i paesi comunitari. C’è stata una sorta di escalation dell’evoluzione delle prescrizioni, su cui ha influito il principio della diversificazione degli operatori che partecipano all’infrastruttura della rete. Di questo si è anche occupato il Copasir, intervenendo nella diversificazione con specifiche prescrizioni. Ci sono però alcune incertezze ancora: si fa riferimento al risk assessment ma manca un criterio in base al quale un vendor ha un livello più o meno elevato di rischio. Serve in ogni caso unitarietà della disciplina a livello europeo proprio per non ritrovarci nella difficoltà di affrontare la sicurezza delle reti in una posizione isolata’.    Sul ruolo dei parlamentari, e quindi della politica, nel veicolare maggiore consapevolezza sul 5G, si è concentrata Enza Bruno Bossio, Deputata PD in Commissione Trasporti, poste e telecomunicazioni: ‘Del 5G ci occupiamo da tempo, tanto che alla Camera dei deputati bocciamo la risoluzione della collega Cunial che voleva bloccare le nuove installazioni delle reti abilitanti, e chiedemmo al governo di intervenire in tal senso. Il provvedimento ‘decreto semplificazioni’ è l’approdo giusto contro iniziative anche folcloristiche a livello locale, oltre che nazionale. Siamo anzi convinti, come ha detto la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen, che questo sarà il decennio della trasformazione digitale anche attraverso il 5G. Come parlamentari abbiamo il dovere di non disperdere il valore competitivo conquistato già nel 2018, attraverso l’adozione delle nuove reti con l’assegnazione delle frequenze, anche non applicando le restrizioni ai vendor esterni all’Ue, invece fatto dal Copasir, fermo restando tutte le strategie utili alla cybersicurezza’.

Per la Senatrice del Movimento 5Stelle Maria Laura Mantovani, in commissione ‘affari costituzionali’, il ruolo di disseminatori di conoscenza e contrasto alle fake news è da svolgere in modo capillare e non solo dal livello centrale. ‘Rispetto alla relazione installazione delle reti 5G e cittadini, c’è stato un lavoro da parte dei parlamentari di diffusione della conoscenza e delle informazioni per arginare le fake news. Dove si è riusciti ad arrivare ad un confronto, le paure sono state arginate, dove questo è mancato è emersa una mancanza di strumenti conoscitivi di base. Da questo punto di vista chiederei agli operatori commerciali di fare una sorta di opera educativa. Per quanto concerne la connettività in generale, la didattica a distanza e il lavoro da remoto hanno dimostrato che banda larga e operatori di rete mobile non sono sufficienti e che appunto serve una transizione verso il 5G, mantenendo una interoperabilità tra le varie connessioni che i cittadini possiedono. Bisognerebbe anche consentire un set di open data a cui il cittadino può accedere per conoscere la capacità di connessione del proprio territorio. Dovunque sentiamo dire che abbiamo bisogno di dati per prendere delle decisioni, anche i cittadini chiedono questo, e sarebbe bene che gli operatori siano più aperti possibile’. Critica anche lei, come la deputata Pd Bruno Bossio, sugli obiettivi di geopolitica e sicurezza nazionale: ‘concentrarsi sulla cybersicurezza mi sembra un po’ fuori tempo rispetto al tema della sicurezza dei sistemi end-to-end, invece più importante’.

Ma un problema di sicurezza nazionale e geopolitica esiste. Adolfo Urso, Senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir, richiama il lavoro unanime che ha condotto all’esclusione di Huawei dalle reti italiane 5G. ‘Le delibere del comitato Copasir sul 5G sono state assunte all’unanimità, studi ed indagini sulle nuove reti sono state condotte sotto la presidenza di un collega della maggioranza di governo e anche sotto la guida del comitato da parte di un altro collega poi passato all’opposizione. Questo per significare che il lavoro fatto è stato fortemente sostenuto: la conclusione dopo un anno di indagine è stata di invitare il nostro paese a non utilizzare la tecnologia cinese per le nostre reti 5G perché mette a repentaglio la nostra sicurezza nazionale. Su questo si è mosso il governo sia nell’estensione della golden power sia nel perimetro normativo. Come Copasir lo abbiamo detto con chiarezza e univocità, su cui anche i nostri partner europei si stanno muovendo. In questo contesto internazionale in cui chi conosce domina, è importante che si abbia una consapevolezza sulla sovranita’ delle nostre informazioni’.   In chiusura, è intervenuto Angelo Tofalo, sottosegretario alla Difesa. ‘Come ministero della Difesa abbiamo sviluppato un centro di valutazione sulla sicurezza delle reti. É stato un lavoro, soprattutto durante la pandemia, difficile perché da remoto. Accanto a questo abbiamo creato il Cos, ovvero il centro operativo sulla sicurezza aero-spaziale. Dico questo perché c’è da anni una certa attenzione alla cybersicurezza delle infrastrutture e delle reti da parte del nostro paese. Faccio solo un richiamo al 2013, quando ero da poco in Parlamento e mi trovai ad affrontare il data-gate, in cui dovevamo districarci sul tema della sicurezza delle informazioni violata da uno dei nostri alleati (gli Stati Uniti, n.d.R.). Ci vuole quindi una certa maturità e consapevolezza da parte delle nostre istituzioni per far fronte all’aspetto sia tecnico che geopolitico per gestire la questione delle nuove reti abilitanti.  Su questi tavoli sulla cybersicurezza, pertanto, bisognerebbe lavorare in modo corale ed internazionale, creando maggiore collaborazione a partire dai nostri partner europei’.

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