Nel dibattito sulla sanità in Calabria quello che è davvero insopportabile è il fatto che tutti hanno dato la croce ai calabresi. Ma la classe dirigente calabrese c’entra poco con la Sanità che in Calabria è commissariata da più di un decennio.
Negli ultimi 11 anni sulla sanità non ha deciso la Calabria e però c’è una gara a far apparire quella calabrese come una classe dirigente incapace e fetente. Basti ricordare quanto il Presidente Oliverio abbia cercato disperatamente di essere nominato commissario e non c’è riuscito.
La prima domanda da porsi, quindi, è: visto l’andazzo, perché reiterare il commissariamento? Innanzitutto perché purtroppo non siamo usciti dal piano di rientro, ma soprattutto perché il nuovo Decreto Calabria porta diverse novità che possono finalmente affrontare e risolvere quello che non è stato affrontato e risolto in questi 11 anni. Innanzitutto il ripianamento del debito: saranno stanziati per la Calabria 60 milioni di euro in più per tre anni risposto al finanziamento di riparto del Fondo nazionale. È prevista la decadenza dei vertici delle ASP in caso di non approvazione dei bilanci, e abbiamo presentato un emendamento che per quelle governate da commissioni prefettizie, se entro tre mesi non approvano il bilancio il potere va nelle mani del commissario ad acta. Insomma si avvia un processo nel quale finalmente si provano ad affrontare i problemi con l’obiettivo di accorciare i tempi del commissariamento e, soprattutto determinare la fuoriuscita dal piano di rientro.
È evidente che la discussione più importante non sarebbe dovuta essere sul nome del nuovo commissario per la Sanità.
Il Governo scelga chi vuole ma lo faccia in fretta. La situazione è già fortemente compromessa per poterci permettere ulteriori ritardi.
Video dell’intervento in Commissione affari sociali sul decreto Caabria