Siamo convinti da tempo che parlando di digitale la parola chiave sia “strategia”: le difficoltà si incontrano infatti sul piano organizzativo e non su quello strettamente tecnologico. Non a caso, rispetto agli indicatori Desi, i servizi online della Pubblica amministrazione registrano il miglioramento maggiore e questo perché c’è un modello di riferimento vincente, che ha portato alla piattaforma Pagopa e all’interfaccia Io e a un sempre maggior numero di enti e amministrazioni connessi alla piattaforma e di cittadini che accedono ai servizi.
Per le telecomunicazioni purtroppo questo modello non esiste. I fondi europei – ad esempio – si stanno spendendo soprattutto nelle regioni meridionali fin dal 2007, tanto è vero che i territori sono ben infrastrutturati, ma qui registriamo il livello più basso di domanda e di contratti con la fibra. Da una parte perché non c’è una volontà commerciale degli operatori – cito solo il caso del primo bando per le isole che è purtroppo andato deserto – ma soprattutto perché manca un piano organizzativo. Nelle regioni del Sud è la connettività effettiva ad essere urgente e necessaria e non la fibra spenta. Ora, grazie al Pnrr, ci sono oltre 600 milioni di investimenti ma mancano gli obiettivi strategici, i risultati da raggiungere. Il Pnrr nasce per assolvere a una funzione precisa, che non è solo quella degli investimenti, ma nel campo del digitale dovrebbe servire a dare risposta ai bisogni della popolazione, con ricadute nella vita reale ed è su questo che attendo indicazioni precise.