La lettera che come intergruppo parlamentare per la Pace abbiamo inviato al ministro Gentiloni per il riconoscimento dello stato della Palestina
Egregio Ministro,
a un mese dalla visita in Palestina dell’Intergruppo dei Parlamentari per la pace e a quasi un anno dal 27 febbraio, data dell’approvazione da parte del Parlamento italiano delle due mozioni per il riconoscimento dello Stato di Palestina, siamo qui a testimoniare, ancora una volta, la nostra vicinanza a una causa che riteniamo importante, ma che rischia oggi di finire, ancora una volta, nel dimenticatoio.
La questione palestinese, oggi, si ripropone in tutta la sua drammaticità: le condizioni del popolo palestinese sono drammatiche e tali permangono anche quando i clamori della guerra e dei media non raggiungono l’apice. Parliamo di condizioni disumane, che molti di noi hanno avuto modo di osservare da vicino nel corso di diverse visite.
Dal racconto della gente comune così come da quello di rappresentanti delle istituzioni, giornalisti e intellettuali emerge un quadro caratterizzato da molti elementi comuni: violazioni continue dei diritti umani dei palestinesi, mancanza di prospettive politiche ed economiche, sfiducia totale nella ripresa del processo di pace, povertà, disoccupazione, limiti enormi alla libertà di movimento. Una condizione, quella che vivono i palestinesi, che non si può esitare a definire di apartheid.
Quello a cui da anni si assiste è un lento e costante e deterioramento delle condizioni di vita dei palestinesi e un progressivo processo di annientamento della dignità di un popolo. Il nostro invito è a riprendere il processo di pace. Non si può parlare di questo problema solo nel momento in cui ci sono bombardamenti. Dal 1993, anno della sigla degli accordi di Oslo, sono triplicati gli insediamenti illegali di coloni israeliani in Cisgiordania, che soffocano e tolgono ogni prospettiva economica e politica ai cittadini palestinesi. Non si può più tacere sulle violazioni continue da parte di Israele delle risoluzioni ONU e più in generale della legalità internazionale. In queste precarie condizioni, il conflitto si può riaccendere in ogni momento e prova ne sono gli ultimi episodi violenti avvenuti nei mesi di novembre e dicembre. Il rischio più grande e’ che nel mare della disperazione palestinese ideologie estremiste e integralismo religioso trovino spazio conferendo ad un conflitto politico anche una natura religiosa.
Proprio per questo non si può lasciare la Palestina da sola.
Il 1° gennaio di quest’anno è entrato in vigore l’accordo tra la Santa Sede e la Palestina, firmato il 26 giugno 2015. L’accordo ribadisce il sostegno per una soluzione negoziata e pacifica del conflitto nella regione. E’ un impegno concreto, che va sostenuto con convinzione. Così come è apprezzabile lo sforzo compiuto dai Parlamenti di molti Paesi europei che hanno approvato mozioni a favore del riconoscimento dello Stato di Palestina e Governi come quello svedese che hanno riconosciuto la Palestina in quanto Stato.
Riteniamo, tuttavia, che questi sforzi non possano bastare. L’impegno della comunità internazionale deve farsi necessariamente più consistente anche per evitare che sulla questione israelo-palestinese piombi, con il suo carico strumentale e violento, la barbarie di Daesh. Non possiamo permetterci il lusso di aggiungere benzina ad altra benzina.
Pensiamo, inoltre, che ad un anno dall’approvazione delle mozioni parlamentari, sia tempo di mantenere l’impegno sul riconoscimento dello Stato di Palestina.
Abbiamo avuto modo di apprezzare le sue recenti dichiarazioni, in occasione della Conferenza internazionale per i Dialoghi del Mediterraneo (Med), sulla necessità di riaprire al più presto i negoziati tra Israele e Palestina.
Le chiediamo di conoscere quali iniziative intende intraprendere il Governo italiano per dare seguito all’impegno assunto dal Parlamento nella consapevolezza che occorre salvare la Palestina dall’oblìo.
Cogliamo l’occasione per rivolgerLe i nostri più cordiali saluti.
On. Renzo Carella, On. Marietta Tidei, On. Filippo Fossati, On. Enza Bruno Bossio, On. Guido Galperti, On. Giuditta Pini, On. Massimo Fiorio, On. Elena Carnevali, On. Marisa Nicchi, On. Franco Bordo, On. Michele Piras, On. Beatrice Brignone, On. Salvatore Capone, On. Chiara Gribaudo
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l’Unità del 5 febbraio 2016