Articolo su “il Quotidiano della Calabria” del 1 giugno 2016
La “Grande Cosenza” non è una trovata propagandistica a cui si ricorre nella contingenza elettorale.
E’ la declinazione di un modello di sviluppo urbano.
Le concentrazioni urbane della Calabria, in questi ultimi anni, hanno registrato una forte dinamizzazione.
Il polo direzionale di Germaneto-Catanzaro e la nascita della Città metropolitana di Reggio Calabria stanno mutando i caratteri del sistema territoriale calabrese.
Tutti i capoluoghi delle provincie calabresi hanno registrato, inoltre, un fenomeno di nuovo urbanesimo e di intensa espansione demografica.
La Città bruzia, invece, è l’unica a rilevare un sensibile calo di abitanti. La cifra dei residenti di Cosenza è oggi addirittura assai inferiore al numero degli abitanti di Lamezia Terme.
Il limite di una concezione amministrativa asfittica e autoreferenziale di questi 5 anni ha determinato la perdita di centralità di una città che si ritrova sempre più ripiegata su se stessa.
E non basterà il rifacimento (spesso sbagliato) di qualche piazzetta o marciapiede ad annullare il nanismo della progettualità amministrativa.
Lo stesso avvio della realizzazione di alcune grandi opere è stato privo di respiro strategico.
Il ponte di Calatrava, il Planetario, la funzione di servizio e di arredo urbano della nuova Piazza Bilotti erano tra i punti di forza della città futura che aveva immaginato il Sindaco Giacomo Mancini.
Oggi, invece, rischiano di essere opere disconnesse e decontestualizzate, che spesso uniscono il nulla con il niente.
Cosenza oggi è posta davanti ad un bivio: perseverare nei limiti e negli svantaggi di una continuità amministrativa o saper cogliere le opportunità di innovazione e trasformazione urbana.
Il progetto della “Grande Cosenza” è la leva per rilanciare la funzioni direzionali strategiche che generano crescita sociale ed economica.
Il centro storico e l’Università della Calabria costituiscono i due poli di riferimento per poter coniugare l’opera di rigenerazione e riqualificazione urbana con i processi di innovazione, partendo dalla felice combinazione dell’incontro tra antico e moderno.
I necessari interventi di messa in sicurezza, di restauro e di recupero del patrimonio edilizio saranno finalizzati, prima di tutto, a soddisfare la domanda abitativa e di edilizia sociale ma anche a coniugare tradizione e innovazione.
Un esempio (sviluppatosi aldilà della gestione comunale) è rappresentato dalla ristrutturazione del palazzo delle Poste vecchie. Il recupero del palazzo storico è stato funzionale con l’insediamento di imprese multinazionali e start up. E’ nato così il distretto della cybersecurity, incubatore nazionale, specializzato sulla frontiera della sicurezza informatica sempre più indispensabile con lo sviluppo mondiale di Internet.
Il vettore di questo progetto sarà proprio la metrotranvia con il collegamento veloce da Piazza riforma all’Università della Calabria. Il congiungimento fisico dei due poli della “Grande Cosenza” sarà assicurato da un monobinario, ad impatto zero, e che su viale Mancini scorre sulla parte laterale di una sola carreggiata oggi occupata da auto parcheggiate.
Le stesse periferie, a partire dal grande agglomerato di via Popilia, saranno integrate e si trasformeranno in nuovi centri con vocazioni e funzioni specifiche.
Il nuovo Ospedale a Vaglio Lise sarà il fulcro del nuovo Centro direzionale dell’area urbana.
Il nuovo presidio sanitario è già finanziato ed è in via di attuazione lo studio di fattibilità.
A breve saranno aperti i cantieri e la Metrotranvia sarà realizzata entro l’anno 2019.
Queste due opere segnano l’apertura di una nuova fase storica dello sviluppo cittadino. Il Presidente Oliverio è venuto a testimoniarlo nel suo viaggio nei quartieri con comizi on the road, senza fare promesse.
Così Cosenza si proietta ad essere una città-territorio che investe e coinvolge le dinamiche socio-economiche dell’intera provincia.
La città si svilupperà a rete. Sarà policentrica e si estenderà in un’area nella quale già oggi sono insediati oltre 200 mila abitanti.
Questo modello di sviluppo urbano inevitabilmente dinamizzerà i settori dell’economia oggi in crisi (da quello delle costruzioni, al commercio) e al tempo stesso richiede efficaci interventi di inclusione sociale.
E’ strategica e non semplicemente assistenziale la proposta di istituire, magari anche attraverso un servizio civile urbano, una forma di sostegno al reddito ai più indigenti.
La “Grande Cosenza” è , dunque,anche una città/comunità inclusiva e solidale.
Il 5 giugno i cosentini saranno chiamati a pronunciarsi su due idee alternative di
città.
Possono decidere se insistere sul modello asfittico di Occhiuto-Scopelliti o scommettere, attraverso il voto a Carlo Guccione, sul realismo di un progetto declinato in forte sintonia con l’azione di governo di Mario Oliverio e di Matteo Renzi e che vede Cosenza riappropriarsi del ruolo di capitale della Calabria.
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Il Quotidiano del 1 giugno 2016