Oggi, nella Giornata mondiale della lotta alla povertà dobbiamo impedire che aumentino precariato e povertà garantendo diritti a chi già lavora e reddito di dignità per chi è fuori dal mercato del lavoro.
Articolo su “Il Quotidiano” di lunedì 17 ottobre 2016
La decisione del Governo di inserire nella proposta di legge di stabilità 2017, licenziata sabato dal Consiglio dei Ministri, 130 milioni per i forestali e 50 per gli ex LSU-LPU calabresi, non è un fatto ordinario.
Voglio ricordare che in passato questi fondi sono stati stanziati solo dopo una forte interlocuzione tra la Regione Calabria e il Governo nazionale accompagnata spesso da forme esasperate di protesta sociale.
La decisione del Governo è meritoria, inololtre, anche perché previene ed evita complesse dinamiche parlamentari con tutto il corollario demagogico delle opposizioni, in particolare di M5S e Lega e la solita retorica sull’assistenzialismo a favore dei meridionali.
Ma l’aspetto più rilevante è che non fanno parte di un capitolo di spesa indifferenziato, né si configurano come un fondo speciale finalizzato per mance ed assistenza alla Calabria.
I 130 milioni sono destinati ai salari degli operai idraulico-forestali, lavoratori già assunti stabilmente da anni.
I 50 milioni (ai quali si aggiungono i 38 milioni stanziati dalla Regione Calabria per precisa scelta della Giunta Oliverio) destinati ai 4703 lavoratori ex LSU-LPU, sono fondi che, negli ultimi tre anni, non servono più a sostenere una condizione di precariato ma per finanziare contratti di lavoro a tempo determinato propedeutici alla stabilizzazione.
Oggi gli ex LSU LPU calabresi sono diventati lavoratori a tutti gli effetti, cancellando quella vergogna di uno “Stato caporale” che utilizzava senza diritti il lavoro a tempo pieno di queste persone.
Voglio inoltre ricordare che questo percorso non è figlio di nessuno, ma di un costante impegno dei parlamentari calabresi iniziato nelle notti del dicembre 2013 in Commissione Bilancio quando, con un emendamento alla legge di stabilità di allora, riuscimmo a fare passare il provvedimento di contrattualizzazione per la prima annualità, norma che abbiamo difeso negli anni successivi con le unghie e con i denti dagli assalti del M5S e della Lega ma anche da certi pregiudizi antimeridionali e anticalabresi che attraversano trasversalmente tutte le forze politiche.
Ci muoveva e ci muove la consapevolezza che né i forestali né gli ex LSU LPU sono per definizione dei fannulloni.
I primi garantiscono, sia pure ridotti nel numero e dotati di pochi mezzi, che lo “sfasciume pendulo” della Calabria non si aggravi.
Senza il lavoro quotidiano dei secondi poi, l’attività degli enti territoriali calabresi semplicemente si fermerebbe. La persona che guida lo scuolabus o il camion della raccolta dei rifiuti o sta allo sportello dell’anagrafe o negli uffici tecnici ed amministrativi dei nostri comuni spesso è un ex LSU-LPU che per anni ha lavorato senza alcun diritto e per un semplice sussidio. Lo dico a quanti, con faciloneria parlano di assistenza e di assistiti.
Oggi, dunque, abbiamo la possibilità di affrontare il passaggio dell’approvazione della legge di stabilità con maggiore tranquillità.
Sapendo che, per quanto riguarda gli ex LSU LPU, concluso il terzo anno di contrattualizzazione sarà necessario costruire sin da subito una piano che ne consenta la definitiva stabilizzazione.
Per questo obiettivo ci sentiamo già mobilitati ed è forte l’attenzione e la sensibilità da parte del Presidente della Giunta regionale calabrese e del Governo nazionale.
I fondi destinati da Roma ai lavoratori forestali e agli LSU LPU calabresi ovviamente non sono sostituitivi di finanziamenti rivolti ad altre categorie sociali.
Per quanto riguarda, ad esempio, i percettori di ammortizzatori sociali si fa necessariamente riferimento ad altri tipi di stanziamenti pregressi nazionali.
E’ importante e strategico per questi soggetti ciò che sta facendo attualmente la Regione Calabria soprattutto attraverso l’attivazione di molteplici bandi per politiche attive del lavoro.
Infine, per quanto riguarda i disoccupati e in particolare quelli che vivono sotto la soglia di povertà, l’avvio dal 1 settembre del Sistema di Inclusione Attiva, nonché l’approvazione alla Camera del reddito di inclusione rappresentano l’avvio di un processo che, passando per la riforma del welfare, garantisca a tutti quelli che sono fuori dal mondo del lavoro di avere comunque diritto ad un reddito minimo per una esistenza dignitosa.
Insomma, se si affrontano le questioni dell’emergenza sociale dal punto di vista che ho cercato di descrivere non solo sarà possibile risolvere i problemi ma si potranno mettere in campo, finalmente, quelle politiche di sviluppo connesse al tema dell’equità sociale. E’ questa la sfida riformista dei prossimi mesi.
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il-quotidiano-del-17-ottobre-2016