Reddito di inclusione risposta riformista al diritto universale all’esistenza dignitosa

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La firma, oggi, da parte del governo Gentiloni, del memorandum con il vasto fronte di associazioni e forze sindacali raccolte nell’Alleanza contro la povertà e, soprattutto, l’impegno a varare entro la fine del mese di aprile i decreti attuativi della legge 33/2017, rappresentano un passo fondamentale per l’attuazione del reddito di inclusione, il più importante provvedimento di politica sociale di questa legislatura.
Al premier Gentiloni va riconosciuto il grande merito di avere voluto perseguire con tenacia l’obiettivo, già indicato dal precedente esecutivo guidato da Matteo Renzi, di dotare il nostro Paese di uno strumento di sostegno al reddito a carattere universale per come esiste da tempo in altri paesi europei.
Oggi colmiamo questo ritardo avviando una misura che, pur nella limitatezza delle risorse impegnate, assume, come ha sottolineato lo stesso premier Gentiloni in conferenza stampa, il diritto al reddito e ad una vita dignitosa come elemento essenziale di una società democratica.
Certo, oggi partiamo dai nuclei familiari con minori e ci rivolgiamo a 2 milioni di persone.
Siamo consapevoli che, come certifica l’ISTAT, l’aggressione della povertà è molto più estesa e profonda, 4 milioni di persone in povertà assoluta e 8 in povertà relativa, tuttavia possiamo dire di avere aperto la strada, di aver rotto il tabù che, fino ad oggi, teneva artatamente insieme il diritto al lavoro con il diritto al reddito.
Sin dalla prossima legge di stabilità sarà necessario aumentare la dotazione finanziaria oggi quantificata in circa due miliardi di euro al fine di dare compiuta attuazione al,principio contenuto nell’art. 1 del provvedimento che delinea il sostegno al reddito come diritto universale vero e proprio.
In Calabria dove l’esclusione sociale e la povertà si presentano in percentuali quasi doppie rispetto al resto del Paese, questa misura, per come già programmato dal Presidente Mario Oliverio, sarà integrata con fondi europei che andranno ad aggiungersi a quelli già stanziati per sostenere l’inserimento lavorativo di inoccupati e disoccupati.
Insomma, mentre i 5 stelle agitano propagandisticamente un reddito di cittadinanza a cui non credono nemmeno loro, i governi del PD realizzano concretamente il reddito minimo garantito per tutti coloro che si trovano sotto la soglia di povertà.
È questa la vera differenza tra riformismo e populismo.

RASSEGNA STAMPA
Dire.it
Dire del 14 aprile 2017

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