Il dato più rilevante, del quale tutti i quasi 5000 lavoratori ex LSU-LPU della Calabria devono essere coscienti, è che appunto non sono più LSU-LPU ma lavoratori a tutti gli effetti.
Da percettori di un sussidio senza alcun diritto oggi avete cominciato il quarto anno di contrattualizzazione e potete guardare al futuro con la chiara prospettiva della definitiva stabilizzazione. Il vostro è un caso di scuola di come devono essere affrontate le questioni e di come la politica può costruire risposte concrete e praticabili.
Quando nel 2013, a legislatura appena avviata, come deputati calabresi del PD, abbiamo avviato questo percorso presentando un emendamento alla legge di stabilità, avevamo chiaro che l’obiettivo della stabilizzazione si sarebbe potuto raggiungere solo con la sinergia dei diversi livelli istituzionali, il supporto degli stessi lavoratori e delle organizzazioni sindacali e con quella che possiamo chiamare la pazienza della politica.
La sinergia l’abbiamo avuta con la Regione Calabria di Mario Oliverio che dal 2014 ad oggi ha lavorato per garantire risorse e sostenendo questo percorso in ogni momento e con il Governi nazionali Renzi e Gentiloni che, con la riforma Madia, hanno offerto il quadro normativo necessario per garantire la definitiva stabilizzazione.
Solo chi è in malafede o è prevenuto politicamente, dunque, può contestare là linearità di questo percorso. In malafede soprattutto perché questo stesso percorso non solo non l’ha sostenuto ma addirittura – come i Cinquestelle – ha cercato persino di interromperlo.
La vicenda degli ex LSU-LPU della Calabria è, dunque, un caso di scuola proprio perché ci indica il solo modo possibile di fare politica: assumersi responsabilità, trovare soluzioni, attuarle. Non a ridosso delle campagne elettorali ma dal giorno dopo in cui si è eletti. È questa la differenza vera tra buona e cattiva politica, tra chi sa solo strumentalizzare il disagio e chi trova le soluzioni ai problemi.
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RASSEGNA STAMPA
Il Quotidiano del 21 febbraio 2018