Il mio saluto ad Amedeo Ricucci tornato a Cetraro dopo la sua liberazione
E’ con grande rammarico che oggi non posso adempiere alla promessa fatta alla famiglia di Amedeo Ricucci di tornare qui a festeggiare la sua liberazione insieme a tutta la comunità cetrarese.
Consideravo questa promessa un vero e proprio impegno affettivo dopo i giorni passati a seguire, in contatto con il Ministero degli Esteri e con i suoi familiari, le fasi del drammatico rapimento di Amedeo e dei suoi colleghi.
La decisiva e risolutiva (mi auguro) votazione odierna del Presidente della Repubblica, mi tiene lontana da Cetraro e da voi questa sera, però non voglio farvi mancare il mio sentimento di vicinanza e di affetto in questo momento di gioia.
Penso che tutti quanti noi dobbiamo essere orgogliosi di Amedeo, che onora la sua comunità, la Calabria e l’Italia intera svolgendo un lavoro difficile, pericoloso e, nello stesso tempo, fondamentale.
E’ grazie a persone come Amedeo e i suoi colleghi che l’opinione pubblica ha potuto conoscere la drammaticità di conflitti come quello siriano dove si consumano quotidianamente e senza riflettori, stragi orribili. E’ grazie al lavoro di uomini come Amedeo che forse sarà possibile scuotere l’inerzia della comunità internazionale verso tutti i conflitti “dimenticati”.
Ciò che Amedeo fa, dunque, è qualcosa di più di un lavoro, è una forma alta di impegno civile, perseguito anche a rischio della propria vita, con grande equilibrio e professionalità, qualità di cui questo Paese, lasciatemelo dire, in questo momento mostra di avere più che mai grande bisogno.
Per quanto mi riguarda oggi non mi resta che fare a tutti voi i miei auguri più sinceri, rinnovando la mia disponibilità a rivederci nei prossimi giorni per continuare a festeggiare e continuare a ripetere “bentornato, Amedeo”.
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