Il comunicato del think tank AWARE
Si è tenuta ieri la tavola rotonda dal titolo “Rete unica: sì o no? Stato dell’arte e possibili sviluppi della BUL”, organizzata in partnership con EBWorld S.r.l.
L’evento, svoltosi online, ha evidenziato i contenuti del paper redatto dagli analisti di AWARE sul tema dell’infrastruttura in fibra ottica e tutti i possibili benefici ad essa collegati, dal titolo “Fibra ottica in Italia: quale strada seguire?”. Sono intervenuti durante l’evento: Francesco Mete, CEO di EBWorld; Enza Bruno Bossio, deputata del Partito Democratico; Federico Mollicone, deputato di Fratelli D’Italia; Massimiliano Capitano, deputato della Lega; Edoardo Crivellaro, direttore dell’Area Digitale&ICT di AWARE. Ha moderato il dibattito Federica Meta, redattrice della testata Corriere Comunicazioni.
I primi interventi si sono concentrati sullo stato dell’arte del Piano BUL. Edoardo Crivellaro ha posto l’accento sull’importanza della crescita infrastrutturale del Paese, sottolineando come le ragioni a sostegno del progetto per una Rete Unica non solo siano legate airitardi nell’operato diOpenFibermaancheallapresenzadiintricatipercorsiburocraticiegiudiziari che minano l’operato della compagnia. Anche l’On. Capitanio ha ribadito che sia “necessaria una sburocratizzazione”. L’On. Mollicone ha concordato in parte: “ci sono sì ritardi burocratici, ma ci sono in primis problemi cronici. Il governo deve riuscire a sintetizzare i legittimi interessi di Tim e Open Fiber, evitando di far scontrare gli apparati dietro queste aziende.” Inoltre, ha portato all’attenzione la necessità di instaurare una “commissione centrale di autorizzazioni tecnologiche per cui i Presidenti delle Regioni dovrebbero diventare commissari al fine di riuscire ad accelerare il processo”.
Una delle criticità emerse con maggiore frequenza durante il dibattito è la mancanza di un’adeguata mappatura della capillarità della rete italiana. Su tale questione, Francesco Mete ha dichiarato come sia necessario adottare un approccio olistico: “la connettività in Italia è la sommatoria di tante macchie di leopardo”, spesso gestite da più operatori insieme e lasciate incustodite. Un approccio sistemico permetterebbe di rispondere a tale frammentazione risultando fondamentale anche per un buon utilizzo degli ingenti fondi stanziati per la digitalizzazione nel PNRR. Lo sviluppo delle nuove tecnologie si basa sull’interdipendenza tra le stesse al fine di valorizzare le potenziali opportunità che offrono: senza autostrade digitali, come l’infrastruttura in fibra ottica, sarà difficile potenziare la Telemedicina e la digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni.
L’On. Bruno Bossio sottolinea però che non basta concentrarsi sulle infrastrutture perché “il problema principale dell’Italia è la connettività: una cosa è infrastrutturare e una cosa è attivare la capacità di connessione”. La pandemia che stiamo vivendo ha portato a galla la necessità di essere connessi e ribadisce come il “Superbonus del 110% per consentire di portare la fibra fin dentro la casa dei singoli condomini è un’iniziativa fondamentale per affrontare il digital divide”. La realizzazione del piano BUL però non può prescindere dalla risoluzione della questione degli operatori coinvolti in quest’opera: Open Fiber e Tim sono da mesi al centro del dibattito sulla realizzazione della “Rete Unica”. Su questo tema le opinioni sono diverse: l’On.Capitanio promuove l’idea di una Rete Unica fondata su una federazione nazionale: “la proprietà fisica dell’infrastruttura non è un problema, piuttosto sono la gestione, l’accesso al servizio universale e la sicurezza gli elementi fondamentali”. Per l’On.Bruno Bossio quello della Rete Unica è soprattutto un tema di carattere industriale: il governo non deve incidere negli scacchieri aziendali. Bisogna invece favorire il coinvestimento, una formula che permetterebbe di ottimizzare il rapporto tra infrastrutturalità e connettività senza ledere la naturale forza equilibratrice del mercato.
Ma la questione della rete unica non riguarda solo dinamiche politiche o di governance, come ha sottolineato il CEO di EBWorld, Mete, il quale ha offerto un punto di vista tecnico affermando che “la Rete Unica è un progetto complesso che non può essere solo l’unione direti esistenti: tecnologicamente le reti sono sovrapposte e adiacenti ma non sono integrabili facilmente. Il primo passo è creare i percorsi fisici per far passare la fibra. Laddove è possibile si deve interconnettere la rete”.
L’evento si è concluso con l’intervento di Crivellaro che, auspicando il mantenimento della competizione infrastrutturale definita “non perfetta, ma comunque efficace”, ha ribadito che “la rete unica rischia di ritardare ancora il piano BUL: servono riforme di sistema e non piccoli palliativi di breve respiro”.
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