Il dibattito sulla differenza di genere che permea oggi tutti i livelli e settori del pubblico, sta contribuendo in maniera evidente ad avvicinare anche i più ‘distanti’ ad un necessario confronto sui ruoli cosiddetti stereotipati, polarizzati sulle identità del maschile e femminile.
Più che sull’omologazione dei ruoli però, il dibattito oggi è focalizzato sulla valorizzazione delle innegabili differenze viste non più come limite ma come punto di partenza per l’arricchimento della collettività.
É infatti proprio l’incontro col diverso da sé, l’accettazione dell’alterità, un momento formativo necessario: solo il confronto con la differenza ci permette di apprendere chi noi siamo.
É l’esperienza della diversità che ci consente di costruire la nostra identità e solo dando valore alle differenze in modo nuovo rispetto al passato riusciamo a svincolare dagli stereotipi la società. L’identità della donna deve potersi liberare delle catene imposte dall’androcentrismo non tentando di omologarsi all’uomo ma, all’opposto, facendo perno sulla propria condizione per rimettersi nella stessa posizione. Superato il tentativo di fondare le pari opportunità sulle somiglianze, oggi, è sulle differenze che si deve basare lo sforzo della donna affinché le siano riconosciute le uguali possibilità – condizione indispensabile – perché la democrazia sia veramente tale e tutta la comunità possa beneficiarne, mettendo la propria ‘specialità’ a disposizione della collettività.
Maschi e femmine si nasce, uomini e donne si diventa. I ruoli di genere sono un prodotto culturale, che, quotidianamente, trova rafforzamento in una polarizzazione in categorie che però viaggiano su binari asimmetrici, dove il maschile prevale su quello femminile in maniera innaturale e non più giustificabile al dato momento storico-politico. I ruoli che abbiamo appreso non sono innati, e la loro permanenza per come sono adesso rimarrà immutata solo finché non ci impegniamo tutti, consapevolmente, nelle nostre azioni quotidiane a smentirne la valenza.
L’impegno contro la discriminazione e la prevaricazione sul ‘sesso debole’, in una società multiculturale, multietnica, complessa e pluralista come la nostra è dovere civico: misura il livello culturale della società e il suo essere veramente ‘libera’, permettendo a tutti i suoi componenti, donne e uomini, di rivendicare la propria natura non appiattendo ma valorizzando le proprie differenze come fondamento della propria identità. Conoscere adeguatamente le differenze è inoltre il modo più efficace per attuare politiche di pari opportunità che riescano davvero a produrre risultati positivi.
Per questo bisogna puntare sui giovani per sradicare gli stereotipi che fanno della differenza di genere una zavorra per la società. La orribile morte di Fabiana a Corigliano, ennesima giovanissima vita stroncata dalla violenza machista, ennesimo femminicidio obbliga noi tutti prender atto di quanto ancora la battaglia sia lungi dall’esser vinta. Non basta una legge che punisca, occorre una cultura che educhi.
La formazione delle giovani generazioni è fondamentale per decostruire la cultura che sostiene la gerarchia dei ruoli, altrimenti nessuna differenza può essere ridotta né alcuna uguaglianza promossa davvero. E la valorizzazione e il rispetto dell’altro da sé, è l’unico strumento che rende un Paese veramente democratico e, quindi, libero.
La mia intervista per Il Riformista sulle sfide del nuovo PD: battersi per una giustizia giusta
Il nuovo PD si batta anche per il diritto alla giustizia giusta.