Agenda digitale europea prevede entro il 2020 per il paesi dell’Unione il 100% di copertura di banda a 30 megabit e il 50% di cittadini connessi a 100 megabit.
Oggi in Italia l’80% dei cittadini è connesso tra 2 e 10 megabit il 17% tra 10 e 30 e solo lo 0,6 è connesso sopra i 30 megabit.
Sono dati che contrastano con una media europea che vede il 45% degli utenti connessi tra 10 e 30 megabit e il 21% oltre il 30%.
Quindi noi abbiamo una scarsa velocità ma anche perché abbiamo scarsi investimenti nella connessione in fibra.
C’è, sicuramente una possibilità di miglioramento legata all’utilizzo del mobile in particolare con la diffusione del wifi.
quindi c’è una bassa percentuale di cittadini connessi a Internet e una scarsa qualità e diffusione delle infrastrutture.
Però io sono convinta che prima ancora de finanziamenti sia necessario cambiare i modelli organizzativi ed introdurre la cultura digitale.
Infatti l’Italia ha questa dotazione insufficiente ma nello stesso tempo ha una sovrabbondanza di vari investimenti che non sono coordinati tra di loro.
da questo punto di vista mi sembra una iniziativa importante quella del Governo e del Piano della crescita digitale e dell’idea anche di riorganizzare l’investimento sulla banda ultralarga attraverso la suddivisione per cluster.
Ma la verità è che bisognerebbe soprattutto affermare questo principio del digital first ovvero avviare un percorso di switch off dall’analogico/cartaceo al digitale con una data definita anche come quella del passaggio al digitale terreste attraverso anche una progressiva penalizzazione nell’uso del cartaceo.
questo consentirebbe una riforma della PA che sia effettivamente una sburocratizzazione attraverso l’utilizzo del digitale perché in questo modo il lavoro potrebbe essere organizzato per processi nella logica, ovviamente, del modello sharing ovvero collaborativo secondo l’idea anche, prevista nel piano di crescita digitale, della cosiddetta Italia Login.
Italia Login significa essenzialmente che tutti i cittadini accedono attraverso un’unica identità digitale organizzata attraverso l’intera operatività.
Questo credo che dimostri che il tema degli investimenti è vero ma fino ad un certo punto: va cambiata la mentalità.
In questo modo si cambiano anche i modelli di business delle imprese e praticamente si può mettere in pista, attraverso una diversa competitività, quella che il relatore prima chiamava deregulation, che però contemporaneamente implica una nuova organizzazione normativa dei diritti.
e a proposito di organizzazione normativa io credo che bisognerà andare anche nei singoli paesi ad una organizzazione di un disegno di legge per la crescita digitale che possa prevedere contemporaneamente gli investimenti e il coordinamento della rete ma anche l’impulso vero lo switch off al digitale.
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