“Finalmente sono uscita da un incubo”. E’ quanto afferma, in una nota, Enza Bruno Bossio sulla conferma in appello della sentenza di assoluzione nel processo Why Not. ”Un incubo – aggiunge – che aveva provato a distruggere la mia vita e quella dei miei figli. Al quale ho resistito non solo con la consapevolezza di non aver fatto mai nulla di illecito, ma anche grazie all’affetto di moltissimi amici. Non mi sono mai sottratta ai processi in tribunale, anche se vivevo fino in fondo l’ingiustizia morale e materiale di quello che mi stava accadendo. Ma nonostante tutto ho avuto fiducia nel compimento dell’azione della magistratura, soprattutto di quella giudicante. Anche perché non mi sento di essere innocente perché assolta, ma assolta perché innocente. Dunque esiste il merito dei processi che si svolgono nelle aule dei tribunali, che sono altra cosa dei processi mediatici che condannano le persone sulla piazza prima ancora di essere giudicate da chi è preposto a questo compito”.
Enza Bruno Bossio è felice. La giustizia, quella vera, quella dei processi che si svolgono nella sola sede preposta dal nostro ordinamento, ha detto definitivamente la parola fine sulla sua vicenda giudiziaria iniziata nel 2006 dall’allora PM Luigi De Magistris.
Sono stati anni terribili in cui è stata messa alla gogna, condannata nelle piazze e sui media, messa alla berlina senza alcuna possibilità di contraddittorio secondo le regole del cosiddetto “processo mediatico” e della “macchina del fango”.
Una carriera brillante stroncata da una macchina infernale, accuse assurde che la mettevano al centro di un fantasioso teorema accusatorio che, tra l’altro, arrivò fino a Prodi e a Mastella e fu una delle cause della fine del governo dell’Unione.
L’inchiesta “Why not” oggi si sta rivelando per quella che è: un enorme, colossale flop, l’ennesimo per un PM che nella sua carriera non è mai riuscito a far condannare nessuno, ma che è stato invece abile nel costruire la sua immagine che gli ha consegnato una carriera politica prima come parlamentare europeo poi come Sindaco di Napoli.
Enza Bruno Bossio oggi è felice, ma quanto ha sofferto in questi anni difficilmente verrà cancellato. Né ci saranno trasmissioni televisive e articoli di giornale che daranno altrettanto spazio alla sua certa ed accertata innocenza come invece era stato fatto per dimostrare la sua “presunta colpevolezza” ed incensare il suo improbabile ed improvvisato Torquemada.
E’ questa la nota più amara di tutta questa vicenda e che ci dice, ancora una volta, come il sistema informativo e mediatico che ruota attorno alla giustizia italiana evidentemente non funzioni.